Oltre 3 miliardi di euro non utilizzati dllo Stato
«Forze dell\’ordine senza benzina, antiracket dalle casse asciutte. Imprenditori ancora in attesa di ricevere i risarcimenti per i danni subiti dalla criminalità organizzata, testimoni di giustizia bistrattati…. Se il problema è economico allora la risposta è nei soldi della mafia dimenticati dallo Stato».
La cover story raccontata da SkyTg24, la quale spiega come su un tesoro di 3.5 miliardi che potrebbero finire nelle casse dei Ministeri dell\’Interno e della giustizia lo Stato utilizza appena il 10%, stimola la reazione del testimone di giustizia Pietro Di Costa. «In un sistema che penalizza gli operatori di Polizia i quali protestano per l\’ennesimo blocco degli stipendi, dove spesso per carenza di fondi le indagini sono costrette a fermarsi e dove chi ha fiducia nello Stato viene poi tradito e lasciato marcire nella miseria – spiega l\’ex imprenditore nel settore della vigilanza privata – è inaccettabile prendere atto di questi numeri che, in quanto numeri, sono difficilmente opinabili».
Prosegue Di Costa: «Guardiamo la realtà delle cose e, senza andare troppo lontano, quello che accade proprio nel Vibonese, dove alcuni importanti imprenditori, tra i pochi che hanno avuto il coraggio di denunciare la criminalità organizzata, Vincenzo Ceravolo e Pino Masciari, dopo chissà quanti attentati subiti non hanno ottenuto o hanno ottenuto parzialmente e con ritardo, il rimborso per i danni subiti. E poi scopriamo che c\’è un tesoro di oltre tre miliardi di euro che non viene utilizzato….».
Da questa riflessione l\’invito alla classe politica: «Mi auguro che ci sia qualche rappresentante della politica e della partitocrazia anche calabrese, che sia disponibile a spendersi su questo fronte, che ponga la questione al governo e che conduca una battaglia affinchè queste risorse siano investite nel settore della sicurezza e della legalità, assicurando quell\’indispensabile supporto agli apparati dello Stato impegnati in prima linea contro la mafia e a sostegno di quanti questa battaglia l\’hanno sposata come scelta di vita. Potrebbe essere – conclude Di Costa – anche il momento propizio per rivedere la gestione dei beni confiscati, i quali dovrebbero essere non solo strappati alle mafie ma restituiti all\’economia legale, magari supportando l\’iniziativa imprenditoriale degli stessi imprenditori finiti sul lastrico dopo aver incontrato le cosche sul loro cammino».
fonte: \”il quotidiano del sud\”