Mattiello, PD, Antimafia:
\’Pochi e spesso mortificati: i Testimoni di Giustizia. Eppure un Testimone di Giustizia riscattato ad una vita libera e dignitosa vale più di tante leggi contro mafia e corruzione: non è l\’innalzamento delle pene che raddrizza l\’Italia, ma la qualità della vita di chi sceglie la giustizia.
Userò nomi di fantasia, sia per ragioni di riservatezza, sia per il valore generale di queste situazioni.
C\’è Luisa che ha sposato un TdG in programma speciale di protezione in località segreta. Da mesi aspetta di poter tornare qualche giorno a casa sua per rivedere i genitori, i nipoti. Tutto sembra ormai pronto: biglietti fatti, valigie preparate, famiglia in allerta, bambini pronti. All\’ultimo una telefonata: tutto annullato, perché le autorità competenti dicono di non essere in grado di garantire la sicurezza. Ma come? Per quanto? Non si sa..
C\’è Michele sposato e padre di due figli, cui la \’ndrangheta ha promesso la morte, tanto che in Calabria Michele non può più metterci piede: divieto certificato dalle Autorità, e qualora debba proprio passarci, deve farlo con scorta, tutela e auto blindata. Capita che a Michele improvvisamente e con due righe notificate dal comando dei carabinieri della località dove vive da qualche anno, gli venga revocata la scorta, fatta eccezione per la Calabria. Sbigottimento e allarme per la illogicità e la irritualità del provvedimento. Qualche giorno e gira voce che sia pronta la revoca della revoca, ma provvisoria e comunque attenuata. Voi che fareste? Michele e la sua famiglia questa revoca della revoca a tarallucci e vino non l\’accettano: prima esigono chiarimenti.
C\’è Alfredo, un siciliano che sta in località protetta col cambio di generalità e il divieto scritto di fare rientro in Sicilia, mai revocato, per motivi di sicurezza. Capita che la Regione siciliana annunci l\’assunzione diretta di un primo gruppo di Testimoni e Alfredo è tra questi. Qualcuno dalla Regione gli scrive una mail, invitandolo a presentarsi a Palazzo d\’Orleans per firmare il contratto. Alfredo e chi si occupa della sua sicurezza fanno notare che, vigente il divieto di fare rientro in Sicilia, non potranno arrivare a Palermo, ricevendo di risposta e a conforto una sincera manifestazione di solidarietà..
E basta. Così non va.
Faccio appello direttamente al Presidente del Consiglio Matteo Renzi: mafia e corruzione si sconfiggono attraverso la riforma delle coscienze, come dice spesso don Ciotti. Abbiamo bisogno che gli Italiani diventino un popolo di Testimoni di Giustizia, e archivino l\’archetipo del \’Fatti i fatti tuoi che campi 100 anni\’. Anche per questo è fondamentale che persone come Luisa, Michele, Alfredo sentano di essere nel cuore delle preoccupazioni dello Stato e non un peso mal sopportato\’