Senza la corruzione, i corrotti e corruttibili, senza quei manager ad alto livello che hanno le mani in pasta con la \’ndrangheta, la stessa non avrebbe vita lunga. Ma quando la linfa che ti fa\’ vivere viene proprio dai poteri alti, da personaggi che decidono e gestiscono somme di denaro ingenti, il rafforzamento è considerevole e più le mafie proliferano e più la corruzione aumenta. Pertanto chi avrebbe l\’interesse di combattere le mafie visto l\’immane peso sociale ed economico che esse hanno?
Manager e diplomatici riciclavano denaro per finanziare la ’ndrangheta, 19 arresti
L’organizzazione in 2 anni ha importato dal Sud America 1.062 chili di cocaina destinata alla piazza romana.
Sgominata dalla Guardia di finanza una cellula romana della ’ndrangheta. Arrestate 19 persone, tra cui alcuni “colletti bianchi”. L’operazione dei finanzieri del Comando Provinciale di Roma è scattata nell’ambito di complesse indagini sul traffico internazionale di sostanze stupefacenti partite dal litorale romano. A quanto accertato, l’organizzazione in 2 anni ha importato dal Sud America 1.062 chili di cocaina destinata alla piazza romana. Secondo quanto accertato, la consorteria criminale attiva nella Capitale in circa due anni ha importato dal Sud America oltre mille chili di cocaina destinata alla piazza romana.
Insospettabili promotori finanziari erano incaricati del riciclaggio del denaro attraverso canali bancari svizzeri atti a dirottare la liquidità per l’acquisto della cocaina. Gli accertamenti hanno consentito di appurare che le operazioni di riciclaggio conseguenti alla vendita dello stupefacenti venivano effettuate attraverso una società di intermediazione finanziaria, con sede in inghilterra e con filiale in toscana. Ruolo chiave nell’operazione di cambio del denaro da euro in dollari per il riciclaggio era svolto da un importante top manager. Si tratta di Raffaele Tognacca, che nel 2007 ricopriva ruoli all’interno del gruppo Erg. Altra analoga funzione di corrieri di denaro da riciclare era poi svolto, da Roma a Lugano, da alcuni diplomatici del Congo che in virtù dell’immunità diplomatica di cui godevano per evitare i controlli portavano i soldi nascosti in valigia.
Giunto in Svizzera, il denaro subiva una prima “ripulitura” e veniva quindi bonificato sul conto di un istituto di credito, sempre di Lugano e da qui partiva verso una banca di San Paolo. Presso la banca brasiliana, grazie ad alcuni prestanome e con la compiacenza del direttore dello stesso istituto, il contante veniva consegnato al capo del sodalizio criminale, fisicamente presente in Brasile, che, a sua volta, lo veicolava ai “fornitori” della partita di cocaina trattata. A “garanzia” del corretto svolgimento dell’operazione finanziaria, il figlio di uno dei manager coinvolti nella varie fasi del riciclaggio è stato trattenuto in ostaggio all’interno di un albergo brasiliano, fino alla conferma dell’accredito della provvista nella banca sudamericana.
Nell’operazione sono impiegati oltre 300 militari del II Gruppo Roma, supportati dai «Baschi Verdi» di Ostia e Roma, dalle unità cinofile antidroga e da un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia. Le attività investigative hanno interessato alcuni calabresi, orbitanti nella capitale, con contatti diretti e basi logistiche in vari paesi del Sud America, da dove veniva fatto partire lo stupefacente diretto in italia, mediante stivamento in container caricati su vettori navali ed aerei. Nel porto di Gioia Tauro e nelle città di Milano e Roma, sono stati operati sequestri per quasi 500 kg.; in Germania, Belgio e Olanda, è stata, invece, sequestrata cocaina per 562 kg. L’organizzazione si avvaleva anche di armi che erano abilmente occultate anche sotto il terreno della villa di uno degli arrestati.