C\’è chi paga con la vita, a chi la vita viene trasformata in una costante paura e a chi addidrittura viene cambiata talmente tanto da renderla simile a quella di un criminale. Questo è il rischio che corre chi lotta contro le mafie, chi si ribella, chi è onesto e non si piega mettendosi dalla parte dello Stato che purtroppo non sempre è dalla parte dei cittadini. E tutto questo che senso ha se poi, una volta catturati i delinquenti, vengono condannati e nei vari gradi di giudizio si vedono ridurre le pene ed a volte addirittura cancellate? Nessuno, niente, zero, non serve poi proprio a nulla il costo di vite pagato per la lotta alle mafie se poi la giustizia è lenta ed ingiusta. L\’ultima beffa riguarda la sentenza in appello contro il clan della \’ndrangheta Lo Giudice che ha visto la corte d\’appello di Reggio Calabria ridurre, e di non poco, la sentenza di primo grado e restituire i beni sequestrati. Se un mafioso viene condannato e pertanto riconosciuto colpevole dei reati che gli vengono contestati, cos\’è cambiato dal primo giudizio all\’appello per far si che le pene vengano ridotte, un errore dei giudici? Cavilli burocratici? Leggi inique? Collusioni? Non lo sappiamo ma è certo che non si può permettere che ciò accada se vogliamo combattere le mafie in modo adeguato, bisogna entrare nella logica che un mafioso resterà sempre un mafioso e nulla lo cambierà mai, nemmeno le pene ad esso inflitte, ancor meno se gli vengono anche ridotte!