Sono trascorsi 24 anni da quel giorno maledetto, da quel giorno in cui la mafia mise in atto uno dei peggiori attentati che avesse mai eseguito uccidendo il Giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Ma da quel giorno cosa è rimasto nella mente di chi ha vissuto quegli anni e di chi in quegli anni era un ragazzino? Purtroppo poco, tant\’è che oggi rimangono solo lapidi e riti commemorativi e se non fosse per le Associazioni, per alcuni movimenti antimafia, non rimarrebbero nemmeno quelle. Una volta quando si parlava di antimafia, la rabbia saliva su dallo stomaco e le principali parole che ne uscivano erano denuncia, orgoglio, proposte e per l\’appunto rabbia, mentre oggi quel malessere una volta presente nello stomaco è svanito e notiamo solo ritualità, voglia di protagonismo, falsità e corsa all\’accaparramento di denaro camuffato da finta lotta alle mafie. Poco è cambiato e rimangono solo parole vuote, spesso inutili a ricordare invece qualcosa che avrebbe dovuto far cambiare le coscienze di tutti ma che non è poi accaduto. I giovani sanno poco e sempre meno conosceranno persone come Giovanni Falcone, la sua lotta \”ad ogni costo\” contro le mafie e \”contro\” uno Stato che in parte lo aveva abbandonato; poco conosceranno del sacrificio degli uomini della scorta, i cosiddetti \”Angeli di Falcone\” di cui sempre meno se ne è parlato, dela loro dedizione al proprio dovere che ha avuto un prezzo troppo caro. Rimane la memoria, quella di 24 anni fa\’ quando uomini di Stato morirono per noi ma che noi per loro poco o niente abbiamo fatto, perchè le mafie sono ancora lì e più forti di prima!