Come accade ogni anno d\’estate, ma attenzione a considerarlo un fenomeno esclusivamente estivo, ritorna a galla il problema degli ambulanti irregolari, i \”vu\’ cumprà\” sulle spiagge italiane. Ora più che mai ed in modo più cospicuo, la loro presenza si è accentuata in considerazione del sempre maggiore sbarco di immigrati sulle coste italiane. Che molti di essi siano appetibili alle mafie non vi è alcun dubbio, vuoi per l\’indole a delinquere di alcuni ma soprattutto vuoi per la disperazione di dover trovare ad ogni costo un modo per campare, questa marea umana diventa la forza lavoro per \’ndrangheta e camorra. Timidi controlli, sporadici e pressoché inutili avvengono di tanto in tanto arginando il problema ai 30 minuti dell\’atto stesso di controllo per poi far si che tutto si ripristini alla situazione iniziale, con gli ambulanti/immigrati irregolari nuovamente a proporre merce contraffatta e di dubbia se non certa provenienza illecita. Eppure sarebbe così semplice fare dei controlli più capillari, non solo d\’estate ma 365 giorni all\’anno, sequestrare le merci e rimpatriare immediatamente gli irregolari ma, tutto ciò non accade! Non accade perché ci sono interessi nel lasciare le mafie agire liberamente in questo commercio e la politica ne è responsabile, gli amministratori regionali e quelli locali lo sono, denaro, corruzione e facile sfruttamento di vite che per un pezzo di pane sarebbero pronti anche ad uccidere!!!
Un esercito di disperati arrivati con i barconi al servizio delle mafie
Sono almeno 120mila gli ambulanti abusivi Sono schiavi pronti a tutti per sopravvivere
L\’esercito dei 120mila prende possesso della spiaggia ogni santo giorno dell\’estate italiana. E se fino a trent\’anni fa era uno sparuto drappello di studenti delle università per stranieri, che lavorava sotto il solleone per mandare soldi a casa, oggi sono i figli di Lampedusa, e di quella porta d\’accesso in Europa che è soltanto un Eldorado impalpabile, a commerciare in calzature, pelletteria e abbigliamento rigorosamente contraffatti.
Ogni mattina partono tutti insieme con il loro carico di borse e di speranza, battendo palmo a palmo i litorali e ritrovandosi la sera per raccogliere i pochi spiccioli che le organizzazioni malavitose gli concedono. Storie che sembrano un po\’ tutte uguali tra loro, scandite dall\’arsura del deserto attraversato a piedi prima e dal viaggio su barconi dopo. L\’82% dell\’esercito dei 120mila è arrivato in Italia con questo sistema. Il rimanente 18% è gestito da nigeriani e senegalesi residenti nel nostro Paese mediante il traffico dei visti turistici: falsificano documenti e forniscono biglietti aerei ai nuovi schiavi, disposti a pagare per il pacchetto «all inclusive» (volo più visti contraffatti) fino a 7mila euro e la sicurezza di non affogare in mare.
Su qualsiasi tratto di spiaggia italiano si vede (e si vende) di tutto, al ritmo medio di un ambulante ogni due minuti. Il 78% dei traffici è monopolizzato da maghrebini, senegalesi e bengalesi, ma la new entry è rappresentata dai ragazzi del Gambia. Una pattuglia di 4mila giovani che ha conosciuto l\’Italia soltanto nel 2014. Quasi tutti sono scappati dalla dittatura del presidente Jammeh, colui che si vanta di aver creato dalle parti della capitale Banjul «il primo vero e autentico califfato islamico e senza il sostegno di Al Baghdadi». È comprensibile che la paura di radicalizzazione sia piuttosto forte. Non a caso la Francia ha mandato l\’esercito a pattugliare le spiagge, mentre alle nostre latitudini la situazione sembra all\’apparenza sotto controllo. Senza sottovalutare la bomba a orologeria incarnata dai «lupi solitari», terroristi fai da te richiamati all\’azione proprio nei giorni scorsi da messaggio web trasmesso da Al Thabaat. Un network che fa parte della galassia propagandistica dell\’autoproclamato Stato Islamico, ed intitolato «Come on Rise», ovvero alzatevi e attivatevi.
L\’illegalità quindi al momento è anzitutto di matrice malavitosa e il mercato nelle mani della Camorra. Gli ambulanti vengono riforniti di merce in conto vendita. Spesso non conoscono la provenienza degli articoli, né il nome di chi incontrano la mattina per il ritiro e la sera per il corrispettivo. La merce arriva per la maggior parte dalla chinatown di Napoli, in alcuni casi anche da quella romana, e smistata nelle zone turistiche. Dell\’incasso quotidiano possono trattenere al massimo un 10%. A meno di non essere un «caporale», perché anche nell\’esercito dei disperati esistono delle solide gerarchie. Sono gli immigrati che fanno da tramite tra i venditori da spiaggia e chi gestisce il traffico. Molti di loro dopo quattro o cinque anni di attività rientrano a casa si mettono in proprio. Novelli zii d\’america, soprattutto senegalesi, che dalle parti di Almadies e Yoff, le principali spiagge di Dakar, si muovono a bordo di Suv, sfoggiando ricchezza, gestendo bar, piccoli stabilimenti balneari e squadre di lotta libera (lo sport nazionale del Paese). Non è raro sentirli raccontare con un certo vanto di come si sono arricchiti in Italia, alle spalle dei connazionali più deboli. E ora in Senegal sfruttano gli immigrati della Guinea. I nuovi vu cumprà arrivano infatti da Conakry, martoriata da ebola e dalla guerra civile. Sono i poveri 2.0, quelli convinti che speranza di un fittizio eldorado la si possa alimentare anche senza attraversate oceaniche.