Come quasi ogni domenica, il mio augurio è sempre di trascorrere una giornata serena con i vostri amici e i vostri cari. Non sarà da meno oggi, però lo faccio con l\’amaro in bocca e la tristezza nel cuore perché dinnanzi all\’ennesimo suicidio di una persona non si può rimanere indifferenti. Un altro suicidio per aver perso ogni cosa, divorato dagli squali chiamati banche e da leggi che non conoscono pietà! Buona domenica amici miei!
Pino Masciari
La sua casa va all’asta, si uccide imprenditore
L’addio in un biglietto: non ce la faccio più. Si è impiccato nell’abitazione a Carrara che era stata venduta solo poche ore prima
Quella era la sua casa. La casa della vita, della famiglia e dei sacrifici. Quei due piani con un pezzo di giardino li aveva messi su mattone dopo mattone e adesso aveva perso tutto. Difficoltà finanziarie lo avevano messo in ginocchio e la casa di famiglia era stata messa all’asta. L’altra mattina era avvenuta la vendita. Dopo due aste andate deserte l’incubo per il piccolo imprenditore carrarese protagonista di questa tragica vicenda legata alla crisu, era divenuto realtà. E lui questa realtà non è stato in grado di affrontarla.
L’esito dell’asta in tribunale lo ha saputo a fine mattina, venerdì. Ha incassato, facendo finta di nulla e ha continuato la sua giornata: ha accompagnato la moglie dal nipotino ed è tornato a casa. Lo ha trovato senza vita il genero, era già morto all’arrivo dell’ambulanza del 118, proprio in quella casa tanto amata e che da allora in poi non sarebbe stata più sua, nè dei suoi figli per cui aveva lavorato una vita nella sua piccola impresa artigiana.
L’uomo, un sessantenne che fino a qualche tempo fa aveva una sua attività in proprio, una piccola impresa con qualche dipendente nel settore dell’edilizia, da tempo stava facendo i conti con una crisi che, con lui, aveva colpito duro. E la difficoltà lui, conosciuto dagli amici come una persona serena e ottimista, aveva cercato di affrontarle a testa alta. Fino all’ultimo atto, quello che lo ha toccato negli affetti più profondi. Perchè quella casa non era solo un edificio vuoto. Era la storia, la famiglia. Era tutto. Ed era proprio quella casa che le banche avevano preteso a garanzia, come succede in queste difficili situazioni: da qui era finita all’asta.
Le prime due volte in tribunale non si era presentato nessuno. La paura era stata allontanata, almeno per una manciata di tempo.
Venerdì l’epilogo. Non una parola, prima. Due biglietti dopo. Uno per i figli e uno per la moglie, sua compagna da una vita.
Nei biglietti, su cui la polizia mantiene il più assoluto riserbo, l’addio alla famiglia. E poche altre frasi in cui esprimeva la sua impossibilità ad andare avanti. La sua resa di fronte a una crisi che lo aveva stritolato e che gli stava togliendo tutto. Fino alla vendita della casa, aveva cercato di affrontarla a viso aperto, come aveva sempre fatto nella sua vita. Poi si è arreso.
La notizia della morte dell’imprenditore carrarese ha fatto subito il giro della città. E la comunità è rimasta colpita nel profondo da una vicenda che ha scosso le coscienze. Una storia della crisi, di quella che da anni attanaglia la provincia e che ha colpito soprattutto i piccoli, le imprese con pochi dipendenti che, lo dicono i report degli addetti ai lavori, hanno chiuso i battenti una dopo l’altra.
Dietro a quei fredid numeri, al “saldo” fra aperture e chiusure che spesso pubblichiamo sui giornali, ci sono le storie, le facce. Le persone e le case.
Ci sono famiglie intere che in silenzio combattono contro i mutui da pagare, i debiti da onorare e gli scoperti in banca. Ci sono le aste giudiziarie, con i beni immobili, si chiamano così messi in vendita al miglior offerente
Chi conosceva bene il sessantenne sucida ha detto che «non ha saputo resistere all’urto della vita». Parole di grande rispetto. Neppure un accenno alle difficoltà che stava vivendo e che era riuscito a tenere nascoste.