L\’imprenditore, per la seconda volta in città per incontrare gli studenti dell\’Agraria, vive dal 1997 sotto scorta con la sua famiglia. Con le sue parole ripercorre la sua storia e l\’incontro con Mario Pianesi. \”Quando lo incontrai mi sembrò come di avere un fratello maggiore\”
Una vita sotto scorta. Pino Masciari, imprenditore edile calabrese, sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la ’ndrangheta e le sue collusioni politiche ha incontrato pochi giorni fa gli studenti della scuola Agraria (leggi l’articolo). In una breve intervista l’imprenditore racconta del suo rapporto con Macerata e con il suo amico Mario Pianesi, fondatore dell’associazione Upm – Un punto Macrobiotico.
E’ la seconda volta che lei viene a Macerata a portare la sua importante testimonianza. È cambiato qualcosa, nelle sue esperienze e conoscenze, dalla prima volta che lei è venuto qui?
Da allora, in generale, la mia vita è rimasta sempre la stessa, ovvero, dopo aver denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica, vivo con la mia famiglia, sotto scorta. Quello che è cambiato nella mia vita dopo la mia prima visita a Macerata, è aver conosciuto il vostro concittadino Mario Pianesi che con me è stato da subito molto premuroso e generoso così, come ho poi saputo, lo è stato con altre persone che avevano avuto problemi in Calabria.
Quale è stato il suo percorso di denuncia delle attività illecite della criminalità organizzata calabrese?
Nel 1988, dopo la morte di mio padre, rilevai la sua attività lavorativa. I suoi problemi iniziarono il giorno in cui decise di non sottostare ulteriormente alle pressioni mafiose dei politici e al racket della ‘ndrangheta. La criminalità organizzata, insieme a personaggi di spicco del mondo politico ed istituzionale, cominciò a intralciare le mie imprese di costruzioni edili bloccandone le attività, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove era infiltrata e intralciando i rapporti con le banche. Per proseguire i miei lavori dovetti cedere alle estorsioni, ossia alla corresponsione del 3% ai mafiosi e del 6% alla parte collusa con la politica, nonché a numerose imposizioni delle cosche fra cui le assunzioni pilotate, le forniture di materiali e di manodopera, regali di appartamenti e altro e l’elargizione di denaro e di lavori pubblici pretesi dai politici.
E poi cosa successe?
Due anni dopo, nel 1990, Mi ribellai alle pretese dei politici vedendo così le prime ripercussioni sulle mie aziende. Nel 1992 feci lo stesso anche con la ‘ndrangheta, subendo gravi ripercussioni in ambito lavorativo e familiare, cominciando ad essere oggetto di furti, incendi, danneggiamenti e minacce. Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei miei fratelli e gli spararono alle gambe. Nel frattempo avevo subito numerose perdite economiche, fui costretto da malavitosi a non costituirmi parte civile. Contemporaneamente le banche mi consigliavano di rivolgermi agli usurai per ottenere quella liquidità che veniva meno dai mancati pagamenti dei lavori, già realizzati, per i quali investivo le mie risorse.
E quale fu l’effetto delle sue denunce?
Nel 1994 licenziai tutti i miei operati e il 22 novembre incontrai il Maresciallo Nazareno Lo Preiato, allora Comandante della Stazione dei Carabinieri di Serra San Bruno. Iniziai così a raccontare quanto stava accadendo. Grazie alle mie dichiarazioni vennero arrestati e condannati decine di capi e gregari di importanti famiglie ‘ndranghetiste come i Vallelunga di Serra San Bruno, i Sia di Soverato, gli Arena di Isola Capo Rizzuto, i Mazzaferro nonché politici e amministratori.
Come è nata la sua amicizia con Mario Pianesi?
Mario mi ha accolto fin dal nostro primo incontro, molto amichevolmente, dandomi preziosi consigli per l’alimentazione e lo stile di vita che si sono rilevati molto utili anche per la mia famiglia. La prima sera che lo incontrai mi sembrò come di avere un fratello maggiore ed il nostro rapporto, da allora, è come fra due fratelli. Sono stato suo ospite anche in diverse occasioni quando invitava le delegazioni straniere alle quali mi chiedeva sempre di raccontare la mia vicenda personale. Fra Mario e la mia famiglia c’è un profondo affetto.
Questa volta, come si è trovato?
Per quanto riguarda l’incontro con i ragazzi dell’Istituto Agrario, direi molto bene. Gli studenti erano molto attenti e partecipativi. Poter comunicare con i più giovani e vedere che hanno ancora voglia di credere in un mondo più giusto, dà veramente senso alle mie difficili scelte. Sono rimasto piuttosto molto dispiaciuto di non essere riuscito ad incontrarmi con Mario. Con lui ero rimasto d’accordo per un’altra data ma è cambiato il programma e mi sono trovato a Macerata senza riuscire ad avvisarlo per tempo. Chi mi accompagnava mi ha portato nel ristorante dove lo incontrai la prima volta ma il titolare non è più affiliato all’Associazione Un Punto Macrobiotico, chiamando il locale “Macrobiotico Macerata” e, quindi, è venuta meno anche la speranza di poter incontrare Mario e condividere con lui i pochi minuti che avevo per il pranzo. Perché il piacere di poterlo riabbracciare e ringraziare per la sua fraterna vicinanza, è sempre tanto.