L\’ennesimo boss della \’ndrangheta trovato in un bunker scavato nella propria casa di famiglia. Da \”cosa nostra\” alla camorra sino ad arrivare alla \’ndrangheta è risaputo che sia consuetudine da parte dei latitanti, scavare bunker nelle proprie abitazioni per stare vicini ai propri affetti, ma ogni volta ci si meraviglia quando accade che vengano ritrovati. È ben lontana l\’era dei briganti (dal bandito Giuliano a Mesina) che per sfuggire alle Forze dell\’Ordine si nascondevano nei più fitti boschi delle alture siciliane più che calabresi dando vita ad estenuanti quanto lunghe ricerche che spesso e volentieri sfociavano in un nulla di fatto, oggi basterebbe \”bussare\” alla porta delle loro case per trovarci boss e tutti quei latitanti che ad oggi non rispondono all\’appello, ma ciò non accade se non con una cadenza da sembrare quasi calendarizzata!!! Paradossale quanto accaduto a Locri, dove il boss, ricercato in tutto il mondo era semplicemente a casa sua, in un bunker già noto alle Forze dell\’Ordine, nel quale ne aveva scavato un altro, una \”matrioska\” insomma.
‘Ndrangheta, arrestato vicino a Locri Santo Vottari, uno dei protagonisti della faida di San Luca
Il boss deve scontare 10 anni e 8 mesi di carcere per associazione mafiosa in quanto uno dei reggenti dell’omonima cosca. I carabinieri lo hanno trovato nell’abitazione di famiglia, all’interno di un bunker realizzato a sua volta dentro un altro bunker già scoperto dalle forze dell’ordine diversi anni fa
È ritenuto uno dei protagonisti della faida di San Luca, soprattutto dell’ultima fase culminata con la strage di Natale, dove morì Maria Strangio, moglie del boss Giovanni Luca Nirta. Un agguato al quale seguì la famosa strage di Duisburg in Germania. Latitante dal 2007, Santo Vottari è stato scovato dai carabinieri in un bunker in contrada Ricciolio di Benestare, a una manciata di chilometri da Locri dove ieri Libera e don Ciotti hanno portato in piazza 25mila persone per la Giornata della memoria delle vittime di mafia. Assolto, da latitante, dall’accusa di omicidio, il boss di San Luca deve scontare 10 anni e 8 mesi di carcere per associazione mafiosa in quanto uno dei reggenti dell’omonima famiglia mafiosa.Era sfuggito all’operazione “Fehida” che, nell’agosto del 2017, ha rappresentato la risposta dello Stato contro le cosche Pelle–Vottari e Nirta-Strangio. In realtà Santo Vottari era irreperibile già da sei mesi, dall’indomani dell’attentato a Maria Strangio per il quale era stato sospettato di essere l’autore. In seguito all’esame dello stub, infatti, gli erano state ritrovate 9 particelle di polvere da sparo sulle mani. Prima ancora di essere arrestato, decise di darsi alla macchia: aveva paura di una rappresaglia da parte dei Nirta-Strangio. Rappresaglia che arrivò il 2 marzo 2007 quando la cosca avversaria, dopo aver scoperto dove si nascondevano Santo Vottari e i suoi fratelli Francesco e Sebastiano, aveva deciso di eliminarli e presso l’abitazione del suocero del latitante, Bruno Giorgi, la polizia ha rinvenuto 21 bossoli di kalashnikov.Da allora, Santo Vottari era scomparso senza mai perdere le redini della cosca. Tuttavia, rispettando la regola che il boss non abbandona mai il suo territorio, a quanto pare non si è mai allontanato dalla zona di San Luca. I carabinieri, guidati dal comandante provinciale Giancarlo Scafuri, lo hanno trovato nell’abitazione di famiglia, all’interno di un bunker realizzato a sua volta dentro un altro bunker già scoperto dalle forze dell’ordine diversi anni fa. Anche se è stato assolto dall’accusa di aver sparato a Maria Strangio, gli atti dell’inchiesta “Fehida” hanno certificato il ruolo di Santo Vottari nelle dinamiche criminali di San Luca. Basta pensare che Marco Marmo, uno dei sei morti ammazzati nella strage di Duisburg, si era recati in Germania per acquistare armi pesanti che poi dovevano essere consegnate a Santo Vottari e Antonio Pelle. Erano gli anni più cruenti di una faida iniziata nel 1991 in un piccolo paesino della Locride, ritenuto la culla della ‘ndrangheta, ed esportata in Europa.
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