I carabinieri del nucleo investigativo di Roma e gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli sono entrati nella sede della sede della centrale di acquisti della pubblica amministrazione su delega della procura capitolina. L\’operazione si collega al mega appalto Fm4 che è al centro dell\’inchiesta sull\’imprenditore Alfredo Romeo. Il capitano Scarfato formalizza il suo addio alle indagini dopo essere stato indagato per falso
Si sono materializzati nella sede della Consip per acquisire atti e documenti sulla gara d’appalto più ricca d’Europa. Un’acquisizione affidata ai carabinieri del nucleo investigativo di Roma e gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli, che questa mattina sono entrati nella sede della sede della centrale di acquisti della pubblica amministrazione. L’atto istruttorio è stato disposto dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. I magistrati hanno ordinato l’acquisizione dei documenti legati al mega appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro. Si tratta della gara più grossa del continente, la stessa che è al centro dell’indagine partita alla procura di Napoli e arrivata a Roma.Tre dei 18 lotti del mega appalto Fm4, infatti, sono stati aggiudicati al gruppo di Alfredo Romeo: valgono 602 milioni.
È questo il nucleo principale dell’indagine che ha poi coinvolto – tra gli altri – ministro dello Sport Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto istruttorio, ma anche Tiziano Renzi, accusato di traffico d’influenze in concorso. E che ha destato molto clamore pochi giorni fa, quando nel registro degli indagati è finito anche il capitano del Noe Gianpaolo Scarfato, accusato di aver manipolato un’intercettazione che tirava in ballo Renzi senior. Questa mattina, tra l’altro, il militare ha formalizzato il suo addio all’inchiesta condotta fino a poche settimane fa, ma che adesso suo malgrado tra gli indagati.
Al centro dell’inchiesta Consip, come detto, c’è l’imprenditore napoletano Romeo. Indagato per associazione a delinquere e corruzione, Romeo è stato arrestato l’1 marzo per la presunta corruzione (per funzione) di Marco Gasparri, dirigente Consip e all’epoca direttore Sourcing Servizi e Utility, in pratica il settore che si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per tutte le amministrazioni.
Proprio oggi, tra l’altro, la procura di Roma ha chiesto di sentire in incidente probatorio proprio Marco Gasparri. L’ obiettivo del procuratore aggiunto Ielo e del sostituto Palazzi è cristallizzare le sue affermazioni che sono alla base delle accuse mosse a Romeo. Parlando sia con i magistrati romani che con quelli di Napoli, il dirigente della centrale acquisti ha affermato di avere ricevuto, nell’arco di tre anni, circa 100 mila euro da parte di Romeo per ottenere informazioni relative agli appalti banditi dalla Consip. Il giorno dell’arresto di Romeo, gli inquirenti hanno ordinato di sequestrare a Gasparri proprio 100mila euro, la cifra che sarebbe il provento della corruzione dal 2013 a oggi.
Il funzionario, difeso dall’avvocato Alessandro Diddi, non è stato arrestato perché ha collaborato con gli inquirenti, ma anche perché sono venute meno le esigenze di custodia cautelare poiché Gasparri non ha più ruoli operativi all’interno di Consip.
Nata sulle orme della presunta corruzione di Romeo, l’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione si è allargata a macchia d’olio: nel registro degli indagati è finito anche il ministro Lotti, indagato di rivelazione di segreto istruttorio perché accusato di aver raccontato dell’esistenza dell’indagine a Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip. Stesso reato contestato il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e al comandante della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. Indagati anche l’imprenditore Carlo Russo e Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del consiglio: entrambi sono accusati di traffico d’influenze in concorso.
Proprio il filone d’indagine sul padre di Matteo Renzi è stato recentemente arricchito da un colpo di scena, con la procura di Roma che ha indagato il capitano del Noe Scarfato. È accusato di falso materiale e falso ideologico perché “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni” l’informativa finita agli atti dell’inchiesta Consip nella quale riferiva fatti secondo i magistrati diversi da quelli in realtà accaduti. In particolare attribuisce la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” ad Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano ora in carcere per corruzione. Dopo una serie di accertamenti la procura di Roma ha scoperto che in realtà a pronunciare quella frase non era Romeo, bensì Italo Bocchino, l’ex parlamentare poi diventato consulente di Romeo.
L’intercettazione che sarebbe stata manipolata dal capitano Scafarto, però, non era ovviamente l’unico elemento a tirare in ballo Renzi senior. Altri atti dell’inchiesta fanno riferimento al padre dell’ex premier: intercettazioni combinate con i “pizzini” scritti da Romeo mentre conversava con Carlo Russo e poi gettati nella spazzatura ma recuperati dai carabinieri del Noe. E poi le dichiarazioni – da riscontrare – di Alfredo Mazzei, commercialista ed esponente del Pd che parla di un incontro tra Romeo e Tiziano Renzi, da quest’ultimo sempre smentito.