“C’è poco spazio ormai in Liguria per chi aveva una posizione scettica o negazionista rispetto alla presenza del fenomeno mafioso e, in particolare, per le infiltrazioni della ‘ndrangheta”. Così il colonnello Sandro Sandulli, responsabile del centro operativo della Direzione investigativa antimafia di Genova, nel corso di una conferenza stampa per fare il punto sull’attività del secondo semestre del 2016 e sui primi mesi del 2017. Da quanto emerge anche attraverso diversi atti processuali, in Liguria è accertato l’insediamento di una macro area di ‘ndrangheta che si estende al basso Piemonte, nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo.
In parallelo, vi sono due strutture di coordinamento: la “Camera di controllo” e la “Camera di passaggio”. La prima, che negli anni 2010-2012 durante il periodo legato all’operazione “La Svolta” si era collocata in provincia di Imperia, è dimostrato dalle operazioni “Maglio 3” e “Il Crimine” che è nuovamente stabilita a Genova. Indizio cardine, l’arresto nel 2010 di Domenico Gangemi, considerato capo del locale del capoluogo ligure con grande influenza in tutto il Nord Ovest italiano, come dimostrano le intercettazioni ambientali di un suo incontro con il capo-crimine Domenico Oppedisano.
La “Camera di passaggio”, invece, è collocata nell’area di Ventimiglia e “serve come struttura di collegamento con le locali di ‘ndrangheta in Francia”, spiega Sandulli. Benché le indagini finora abbiano portato all’emersione di quattro locali ‘ndranghetiste a Ventimiglia, Savona, Genova e Sarzana, il colonnello è convinto che “ce ne siano di più, magari non tutte attive allo stesso modo”.
Secondo Sandulli, “in Liguria la situazione è abbastanza stabilizzata. In periodi elettorali, la presenza calabrese legata alla ‘ndrangheta si muove per promettere pacchetti di voti e ottenere vantaggi in tempi successivi. Non bisogna pensare a chissà quali grandi obiettivi ma anche solo una serie di piccoli appalti: è una gestione di potere che ha come ultima finalità quella di fare soldi”. Per il colonnello, “non esiste una provincia con più infiltrazioni di un’altra. Anche se il fenomeno mafioso in Liguria è conosciuto da relativamente poco tempo, ci sono elementi per dire che esponenti molto importanti della ‘ndrangheta hanno iniziato ad agire qui fin dagli anni ’50. E’ stato un continuo prendere possesso dell’area”.
Sandulli sottolinea che “se noi parlassimo sempre dalla mattina alla sera di come contrastare la mafia, forse qualche risultato in più lo raggiungeremmo. Loro fanno solo quello, sono votati a quello, si informano sulle attività commerciali aperte, sulle opere da avviare, sulle elezioni”.
Grande attesa per il prossimo autunno quando si celebrerà una serie di processi chiave nella testimonianza del radicamento delle infiltrazioni ‘ndranghetiste in Liguria, al pari delle diverse interdittive antimafia emesse di recente dalla Prefettura: l’avvio del processo ordinario “I conti di Lavagna”, il procedimento in Corte d’Appello per il processo “Maglio 3” dopo la sentenza della Cassazione, il pronunciamento della Suprema corte sul processo “La Svolta” e l’avvio del processo ordinario al Tribunale di Reggio Calabria sull’inchiesta “Alchemia” che coinvolge anche Savona. Inoltre, sempre in autunno dovrebbero celebrarsi i ricorsi per le misure di sorveglianza personale nei confronti di membri delle famiglie Mamone a Genova e Fotia a Savona, quest’ultimo da parte del Tribunale di Reggio Calabria.