\”Se accettiamo la logica che si può fare impresa soltanto nel modo in cui siamo abituati a vedere in giro, cambierà molto poco. Questo significa però, che si deve anche incoraggiare chi vuole fare impresa a Reggio Calabria e se chi viene a fare impresa è convinto che l\’apparato dello Stato, quello repressivo, sarà uno dei problemi che incontrerà, questo sarà un ulteriore ostacolo al fare impresa\”. È il sostituto procuratore antimafia Stefano Musolino ad aprire l\’incontro, organizzato presso la chiesa degli Ottimati dal movimento \”ReggioNonTace\”. L\’iniziativa, moderata dal giornalista Lucio Musolino, era incentrata su un argomento ben preciso, anzi su una serie di domande ben precise: \”E\’ possibile sostituire un\’economia malata con una economia sana? Come aiutare le aziende che \”resistono\” sul territorio reggino operando nel rispetto della legalità ed emarginare coloro che invece soggiacciono passivamente a logiche mafiose?\” Questi sono stati i quesiti formulati dal movimento \”Reggionontace\”, nell\’ambito dell\’incontro estivo che ha registrato anche la presenza del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Partendo dall\’analisi dell\’attuale contesto economico cittadino, con particolare riguardo al peso assunto dai provvedimenti delle autorità giudiziarie sulle aziende, i due magistrati hanno proposto importanti spunti di riflessione.
\”Normalmente un\’azienda che poi sequestriamo- ha affermato il pm Musolino- è incapace di sopravvivere alle regole ossia quando registra e paga tutti i dipendenti, quando si dota dei requisiti previsti dalle norme in materia di igiene e sicurezza, quando paga i fornitori con puntualità e quando si rifornisce alle fonte legali per finanziarsi. Il ripristino della legalità determina, a volte e necessariamente, la crisi economica dell\’azienda e io dico- ha chiosato il magistrato- che non sempre ciò sia un male perché se quell\’azienda non aveva capacità di stare sul mercato, eliminarla dal mercato significa liberare spazi per altri soggetti che hanno voglia di fare questo lavoro in maniera diversa. A me pare che quello che sia mancato in questi anni è stato quello di andare a coprire, in maniera diversa, gli spazi che noi andavamo a sottrarre alla criminalità organizzata\”.
\”Sono preoccupato oggi più di quanto lo ero ieri- ha affermato il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Proprio perché siamo riusciti nel corso degli anni a svelare una serie di situazioni che ci hanno fornito, nel corso degli anni, risposte inquietanti. La magistratura non può assumere ruoli di supplenza. È arrivato il momento dell\’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Noi possiamo dedicare alle nostra attività lavorativa centinaia di ore, ma nel momento in cui quel lavoro, che è il nostro lavoro, ha fornito gli elementi di conoscenza che servono a voi, quelle migliaia di ore sono servite a molto poco se non andiamo oltre al dato strettamente giudiziario. E quando parliamo di giustizia economica il quadro diventa enormemente più complesso proprio perché siamo stati accusati in questi anni di aver inciso in maniera negativa sull\’economia di questa città con argomenti ignobili. Ricordo che nell\’estate del 2010, ossia quando venne eseguita l\’ordinanza \”Meta\” e ossia quando vennero sequestrati alcuni stabilimenti balneari e il lido Calajunco, il lido più di moda in quegli anni, io ho letto e ho stentato a credere ai miei occhi che si rimproverava il cittadino che aveva in qualche modo gioiosità rispetto all\’esecuzione di un\’ordinanza di custodia cautelare e lo si ammoniva dicendogli: \”nìNon gioire perché, se fino a ieri il movimento che noi creavamo sul lungomare consentiva a te piccolo esercente commerciale di regalare a tuo figlio un\’automobile importante, con il movimento che viene meno per l\’effetto del provvedimento di sequestro eseguito, a tuo figlio da domani potrai tornare a regalare solo un motorino\”. Questa è alta mafia. È questa la mafia dei concetti, dei messaggi, non delle azioni pure e semplice. E ai miei occhi che non credevano a quell\’articolo ne seguiva anche un altro che ribadiva e rafforzava questo tipo di considerazioni ossia nel dire \”attenzione che la magistratura sta diventando un ostacolo allo sviluppo economico, inceppa dei meccanismi che già una realtà fragile come quella reggina, calabrese e meridionale in generale, fanno fatica a innescarsi. C\’è qualcosa a fondo che non va.
Non esiste in un paese civile che si possa in qualche modo raccontare che un\’economia comunque c\’è anche se forse, in parte, è di tipo illegale o fondata sul sommerso. È pericolosissimo. Le teste pensanti delle mafie proprio questo vanno a cercare ossia delle situazioni di compromesso che consentono loro di rappresentare alla base che comunque hanno un ruolo imprescindibile, considerato, statisticamente richiamato e valutato. Noi vogliamo bene a questa città. Nel lavoro che facciamo abbiamo sempre tenuto in considerazione anche la ricaduta di determinate iniziative, di determinati provvedimenti perchè noi siamo per la cura non per l\’intossicazione da farmaco. Non siamo per l\’accanimento terapeutico quando la cura è sbagliata. E ovviamente questo costa parecchia fatica costa a volte scelte che non si comprendono immediatamente, ma sia io che il collega Stefano Musolino possiamo senza alcuna forma di smentita. Tre quattro anni fa speravamo di riuscire, eravamo convinti di poter fare un tipo di lavoro e consegnarvi quelle che erano delle risultanze processuali, ma che in questo territorio hanno delle forti ricadute sociali, ora tutto ci potete dire tranne che quel lavoro non è stato fatto. È stato fatto perché andava fatto. Alcune risposte non possiamo darle, perché devono venire fuori dal percorso processuale. Noi non cercheremo mai scappatoie o corsie privilegiate, ma sono preoccupato perché la strada che abbiamo imboccato non è solo di natura giudiziaria. È un percorso diverso, è un percorso che deve tenere in considerazione ulteriori fattori. Per arrivare a determinati risultati dovete fare tutti la vostra parte e quello che io ho sempre chiesto, e quello che vi chiedo ancora perché credetemi Reggio Calabria fuori da Reggio è vista in una maniera diversa da come la vedete voi. Non è vista in maniera negativa, ma anzi. Reggio Calabria può diventare un modello virtuoso, pur essendo un laboratorio criminale di primissimo piano. La \’ndrangheta è sempre stata una mafia di primissimo livello. La \’ndrangheta non è mai rimasta fuori dal nulla. Ha creato da sempre una dipendenza e quello che si deve comprendere è che la dipendenza è di tipo economico. Reggio Calabria deve ripartire da zero. Ciò non deve spaventare né deve essere un alibi- ha concluso il procuratore aggiunto Lombardo – ma anzi deve essere il requisito essenziale. Serve la consapevolezza di ripartire da zero\”.