È morto Totò Riina, quel capo dei capi mafiosi che non si è mai pentito, che non ha mai collaborato. Al contrario, sembra che lo Stato abbia collaborato e trattato con lui che rappresentava la mafia. Riina è stato un riferimento, trattato da leader, anche dalla televisione e dal mondo dello spettacolo, tanto da finire con il suo nome e la sua faccia da finto caro nonnino persino sui gadget che hanno spopolato, stravenduti, facendo parlare di un mafioso, mentre non si parla di cose importanti e di gente onesta.
Lo Stato siamo noi e non abbiamo capito! I giovani forse non hanno capito chi era Riina! Forse non abbiamo capito che è stato lui ad ordinare omicidi e stragi come quelle che hanno portato alla morte di Falcone e Borsellino e del piccolo Di Matteo. Siamo stati noi tutti a farlo vedere come un eroe, un personaggio famoso, più del miglior attore di turno. Adesso porterà con sé tutti i segreti che non ha mai svelato, porta via per sempre la giustizia che poteva essere fatta e non sarà fatta mai più.
Mai un segno di pentimento da parte sua, mai una verità. Anzi, ce l’aveva con gli infami, con i collaboratori di giustizia, con i pentiti. Se la trattativa Stato-Mafia c’è stata, lui ha rappresentato l’anello di congiunzione di cui non si può fare a meno, dunque è stato alla pari delle Istituzioni di questo Paese perché proprio con le Istituzioni ha trattato alla pari: lui stesso è diventato, insomma, una Istituzione della mafia che ha rappresentato. Oggi non muore solo un capo mafioso, muore un po’ di più anche il nostro Stato, che non ha saputo o voluto sfoderare la sua autorevolezza, per paura, per corruzione o per assuefazione? Anche lui, per legge di natura, ha avuto una fine ma ha lasciato un vuoto solo nella verità e nella giustizia che in questo Paese non ci saranno più.
Pino Masciari
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Pino Masciari