di Carlo Giorgi
Testimone di giustizia braccato dalla \’ndrangheta, sotto protezione da dodici anni. Nel 2004 lo Stato gli annuncia che non avrà più agenti a difenderlo. Ma attorno a Pino Masciari, ex imprenditore calabrese, si mobilita la società civile, con blog e decine di volontari pronti ad accompagnarlo ovunque. Che lo tutelano con una sola, grande arma: la visibilità.
Chi legge questo articolo allunga l\’esistenza di un uomo giusto. «È così: ogni persona in più che mi conosce mi regala un giorno di vita», ripete Pino Masciari, imprenditore calabrese di cinquant\’anni, sposato, due figli adolescenti. Servitore dello Stato abbandonato a se stesso, ma mai rassegnato all\’idea di essere condannato.
Un\’impresa di costruzioni a Vibo Valentia, parecchi appalti pubblici. Nel 1994, dopo anni di taglieggiamenti, ricatti e soprusi, decide che la misura è colma: licenzia gli ultimi 58 operai rimasti nella sua azienda stremata dalle tangenti e denuncia all\’autorità giudiziaria il racket della \’ndrangheta. Per questo, nell\’ottobre del 1997 la famiglia Masciari viene fatta letteralmente scomparire: lo Stato la prende in carico con uno speciale programma di protezione. Dalla notte al giorno Pino e la moglie abbandonano casa, affetti, lavoro. Vi-vono in un appartamento, nascosti, senza mai uscire. Pino diventa, mese dopo mese, il «principale testimone di giustizia italiano», secondo le parole del Procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna. Con le sue deposizioni fa condannare malavitosi di quattro diverse province calabresi, politici e persino un membro del Consiglio di Stato.
Nel luglio del 2004 la Commissione centrale del ministero degli Interni gli notifica che sussistono gravi pericoli per un rientro non autorizzato nella località d\’origine. Solo tre mesi dopo, però, la stessa Commissione notifica a sorpresa anche la fine del programma speciale di protezione. La famiglia Masciari, in sostanza, dopo aver perso tutto ed es-sersi esposta contro la \’ndrangheta, viene abbandonata a se stessa. Non solo: i processi sono in corso e, se vuole testimoniare, il signor Masciari deve recarsi in tribunale con le sue gambe, senza scorta armata.
E Pino lo fa, dando uno schiaffo morale allo Stato che lo ha lasciato solo. Nel maggio del 2006 si presenta in un\’aula di giustizia accompagnato solo da volontari dell\’associazione Libera di don Luigi Ciotti. Poi decide di fare la sua prima apparizione pubblica dopo dieci anni di isolamento: parla a fianco di Gian Carlo Caselli all\’università di Torino. Se lo Stato non protegge, la regola per sopravvivere non è la fuga, ma la visibilità.
Spontaneamente, da Libera, dai meetup di Beppe Grillo e da altre associazioni antimafia nasce il gruppo Amici di Pino Masciari. Ne fa parte gente comune, lo studente di vent\’anni come il pensionato di settantacinque. Quando Pino e la sua famiglia si spostano, sono sempre presenti. Tecnicamente quel che fanno si chiama \”difesa popolare non violenta\”: circondano la famiglia Masciari coi loro corpi, indossano magliette con scritto \”Sono amico di Pino Masciari\”, hanno con sé macchine fotografiche e telecamere i cui fil-mati vengono caricati sul blog www.pinomasciari.org. Per dimostrare a tutti che Pino è vivo e non è più solo.
«Avevo sentito Pino parlare in pubblico e mi aveva colpito – racconta Andrea Sacco, coordinatore degli Amici -. Quando l\’ho incontrato di nuovo, gli ho consegnato alcuni messaggi di solidarietà e lui mi ha detto: \”Sono un tesoro per me, da dodici anni non ricevo corrispondenza\”. Queste parole hanno fatto scattare qualcosa, che col tempo si è tra-sformato in amicizia. Quando hai un amico che rischia la vita non lo abbandoni. A un certo punto è sorta la necessità di accompagnarlo a un processo: lo abbiamo fatto senza pensarci due volte, avvisando le autorità competenti. Anche grazie a questo gesto, quella volta, un\’auto blindata della polizia ci ha raggiunti».
Dal 2006, grazie a questo gruppo informale di cittadini, la visibilità di Pino Masciari è decollata. Oltre al blog, esistono pagine di sostenitori su Facebook, per esempio Soste-niamo Pino Masciari, con 3.747 membri, o Pino Masciari, con 1.491 fan. Ci sono delegazioni attive a Firenze, Bari, Torino, Trento, Bergamo, Brescia e in molte altre province, che organizzano incontri pubblici e lezioni alla legalità nelle scuole. Un\’attività che coinvolge Pino, costringendolo a spostarsi dalla località in cui vive, più volte alla settimana. Nell\’ottobre 2007 a Copanello di Stalettì, non lontano da Catanzaro, il gruppo ha organizzato un provocatorio Pino Masciari day, alla presenza del vicepresidente della Commis-sione antimafia. Nel gennaio 2008 sono stati consegnati al Viminale centinaia di moduli, con cui altrettanti cittadini chiedevano allo Stato di cambiare il proprio cognome in Ma-sciari. In alcune città, infine, si sta diffondendo, sui citofoni dei palazzi, la scritta: \”Qui abita Pino Masciari\”.
«È stato il mio dentista a raccontarmi la storia di Pino per la prima volta – spiega Anna, neolaureata in Conservazione dei beni culturali – . Quando poi ho conosciuto Pino e sua moglie di persona, è stato normale volerli aiutare. Ma non mi sento una volontaria. È solo l\’aiuto che daresti a un amico». «La nostra non è un\’attività né una missione – con-ferma Fausto, 45 anni – . Neppure un servizio sostitutivo a quello fondamentale delle forze dell\’ordine. Siamo suoi amici e lo accompagniamo, ecco tutto. Non si può lasciare sola una persona del genere. La cosa che mi colpisce di più è ascoltare Pino che parla di legalità nelle scuole: i bambini lo capiscono e lo ammirano, anche se provengono da quartieri in cui la criminalità organizzata è forte e i modelli culturali sono malavitosi».
Negli ultimi mesi l\’imprenditore Masciari è tornato ad avere, nei suoi spostamenti, la scorta delle forze dell\’ordine. Il Tar del Lazio gli ha dato ragione rispetto all\’\”inalienabilità del suo diritto alla sicurezza\” e la Commissione centrale del ministero dell\’Interno deve procedere con l\’attuazione della sentenza. Ci sarà una \”capitalizzazione\” concordata della sua condizione di testimone: «Teoricamente la sua protezione potrebbe durare per sempre – assicura l\’onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario al ministero dell\’Interno con delega per le materie di competenza del dipartimento di Pubblica sicurezza -. A scadenza periodica l\’Autorità giudiziaria verificherà se i rischi persistono, rinnovando nel caso la protezione». Rischi gravi e incertezza profonda che oggi opprimono Masciari. Il 21 luglio scorso, sul davanzale dell\’ex sede della ditta di costruzioni di Pino (attualmente ufficio legale del fratello), a Vibo Valentia, è stato ritrovato un ordigno inesploso. Il 19 agosto l\’abitazione in località segreta nella quale risiede Masciari con la famiglia è stata violata. In questo caso si è trattato probabilmente di ladri comuni (cosa comunque gravissima, a riprova della vulnerabilità cui sono soggetti), nel precedente è stata invece la \’ndrangheta, che ricorda di non avere fretta. Una conferma che il sistema di protezione \”a tempo determinato\” è una sconfitta per lo Stato. Come insegna la vicenda di un altro testimone di giustizia: Domenico Noviello, di Castel Volturno. Nel 2001 coraggiosamente ha denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori. Fino al 2003 è rimasto sotto scorta. Nel maggio 2008, sette anni dopo la denuncia, mentre andava al lavoro da solo, è stato massacrato con venti colpi di pistola, l\’ultimo dei quali alla testa.
«Ma questo Stato ha mai avuto la volontà di combattere le mafie? – mi domanda Masciari, quasi urlando, durante l\’intervista, nella località segreta dove lo andiamo a trovare -. Lo Stato non può mortificare così i suoi servitori. Bisogna ritrovare la giusta strada. Masciari non può essere l\’eccezione. Io oggi non posso lavorare. Ma lo Stato, in questi anni, mi doveva obbligare a tornare a fare l\’imprenditore, per dare coraggio agli altri che vorrebbero denunciare e non trovano la forza. In Calabria c\’è tanta gente onesta che ha paura – continua Pino – e dalla paura nascono le \”mafiocrazie\”. Per come ho vissuto, nascosto e isolato, negli ultimi dodici anni, io non so più che cosa sono, se sono un cittadino italia-no, uno straniero o cosa… Ho perso tutto. Ma a chi ha già emesso una sentenza su di me, dico: \”Attenti ad ammazzarmi. Ho tanti amici\”».
Bellissimo!!! 🙂
Articolo bellissimo…
Ciao AMICI 😀
Ecco il tanto atteso articolo! Bello bello bellissimo! Adesso comprerò una copia dell’inserto come ricordo di quell’intensa e particolare giornata. Naturalmente ringrazio e faccio i miei complimenti a Carlo ed al suo collega fotografo, che sono stati davvero accorti e disponibili con tutti noi. Spero che in futuro grazie ai Masciari avremo altre occasioni per collaborare con loro!
Sì, ottimo articolo.
Un carissimo saluto ai carissimi Pino e famiglia!
Grazie Carlo e complimenti per l’articolo stupendo !
Ciao paPino abbraccia come sempre forte forte Marisa Ottavia e Francesco!
A noi tutti Amici/che siamo Meravigliosi !
Grazie a Carlo Giorgi e a Massimo Sciacca per avere scritto e mostrato alcuni frammenti di questa storia che, per coloro che hanno conosciuto da vicino Pino e Marisa Masciari, appare come esempio di ideali etici e morali vissuti e perseguiti concretamente. Parole quali onestà, libertà, rispetto e fiducia nelle leggi e delle istituzioni, rispetto e fiducia riposte “nonostante tutto”, nella storia di Pino e Marisa Masciari non sono mai state “maschere” da indossare opportunamente e a seconda delle circostanze, ma hanno indirizzato scelte e gesti, coraggiose e responsabili.
Nei giorni in cui Pino Masciari prende la decisione di abbandonare la Calabria, giungono conferme drammatiche dei disastri ambientali provocati in quelle terre dalle mafie attraverso lo smaltimento illecito di rifiuti radioattivi.
In quelle terre, il cancro delle mafie non è solo una metafora, non lo è mai stato. Pino Masciari si era ribellato a quel “cancro” che ha deturpato negli ultimi decenni una terra che mostrava l’orgoglio di una bellezza forte. Ora, la devastazione dei luoghi appare come segno evidente della corruzione e della mancanza di ideali, alti e onesti, da perseguire e con cui indirizzare le comunità.
Le “mafiocrazie” di cui parla Pino Masciari sono divenute il vero centro del potere in terra di Calabria e in molte terre del Sud : i risultati e le conseguenze di questo potere “incapace” sono sotto gli occhi di coloro che si trovano a vivere o a soggiornare in quei luoghi. Un potere “incapace” che umilia luoghi e persone, entrambi trattati con disprezzo. Ed i primi a sentirsi umiliati e offesi sono proprio i calabresi, quelli “onesti e impauriti” di cui parla Pino Masciari nell’articolo; o i calabresi “svegliati”, come si definisce la mia amica Anna Rita, “calabrese svegliata”. Questi subiscono , mentre altri conducono o si avvalgono di questo stato delle cose, turpe e indegno.
Noi, gli amici di Pino Masciari, siamo stati svegliati dalle sue parole e dalla sua storia. L’articolo di Carlo e Massimo porterà altri a conoscere frammenti questa storia…
“Riprendiamoci la nostra vita! Perchè lo Stato siamo noi”… alcune delle parole di Pino Masciari che ci hanno fatto “risvegliare”.
Un abbraccio a Pino, a Marisa , ad Ottavia e a Francesco
Arturo Francesco Masciari
Anch’io vorrei ringraziare di cuore Carlo Giorgi e a Massimo Sciacca per il bellissimo articolo
cristina
so che è un momento difficile, ma seppur a distanza siete sempre nei miei pensieri
Gio’ e Miriam
carissimo Pino, per una settimana mi sa che non potrò scrivere su questo blog perché sarò all’estero. Ti abbraccio forte, con te tutta la tua magnifica famiglia, anche fuori Italia vi terrò sempre nel cuore.
Vi sono vicino.
Riccardo
Bellissimo articolo cara la mia famiglia Masciari!!!vi abbraccio forte e vi penso molto!!!!Siamo tutti accanto a voi e vi vogliamo un gran bene!!
Bacio a te Pino, Marisa e ai ragazzi!
Chiara