Il prolungato silenzio, l’immobilismo del sistema politico, istituzionale e sociale sta alimentando l’idea che la strada dell’illegalità conviene. Non è più tempo di passerelle di circostanza, di incontri celebrativi. È necessario un cambio di rotta anche da parte dell’associazionismo: è finito il tempo di celebrare gli eroi, bisogna dare forza e coraggio a chi in vita continua a combattere per la difesa dei diritti. Servono persone che ci mettono la faccia, persone che con la loro testimonianza, il loro esempio fanno emergere l’illegalità, anche quella più sommersa, meno visibile, più raffinata. Non basta rivolgere l’attenzione e gli sforzi ad estirpare la manovalanza criminale, è necessario l’impegno istituzionale per estirpare la criminalità intellettuale, quella che è riuscita a penetrare nei gangli vitali dello Stato.
La ‘ndrangheta sta vivamente ringraziando per il silenzio di quella parte connivente del sistema politico, istituzionale e sociale, un silenzio che alimenta l’idea che la strada dell’illegalità è la più conveniente, da ogni punto di vista. Ovunque il condizionamento ambientale è molto forte, ma l’impegno deve essere rivolto con serietà e concretezza, e non con frasi di circostanza, a rompere il muro dell’omertà diffusa. L’indifferenza e il silenzio rendono complici del sistema illegale, alimentano la paura. Cambiare, combattere concretamente la criminalità, fare antimafia vuol dire questo: impegnarsi a rompere il muro del silenzio, anche quello degli onesti.