A distanza di trent’anni, si continua a ricordare la cattura del boss Totò Riina. È vergognoso dare spazio alla memoria di famigerati criminali come Riina. Rievocarne la figura, anche solo ricordandone l’arresto, incute paura, sgomento, evoca il dolore e lo strazio che ha lasciato tra le vittime, una scia di sangue e di terrore, insieme alla certezza che laddove si innescano meccanismi di collusione con i poteri forti, la latitanza si può protrarre a lungo, quasi all’infinito, diventando uno strumento di esercizio del potere mafioso in tutti gli spazi sottratti allo Stato. Dov’era lo Stato nei trent’anni di latitanza? È questo che resta forte: la percezione dell’assenza dello Stato insieme al dubbio che non vi fosse stata fino ad allora la volontà di catturarlo.