È recente la notizia della condanna in via definitiva del giudice Petrini e dell’avvocato Manna. È stato riconosciuto il reato di corruzione. L’avvocato avrebbe comprato dal giudice una sentenza favorevole al suo assistito, Francesco Patitucci. Non è stata riconosciuta l’aggravante di partecipazione all’associazione mafiosa, ma ciò non toglie il fatto che è molto destabilizzante pensare che sia così semplice, tutto sommato anche a buon mercato, corrompere un giudice e viziare una sentenza. Chi ricorre alle vie legali per vedere riconosciuto il danno subito e condannato chi lo ha inflitto, vorrebbe essere certo che davvero sia fatta giustizia, ma con casi e premesse come questi, la fiducia dei cittadini si incrina. Sono convinto che le persone oneste ci siano e che probabilmente siano anche in maggioranza, ma come sempre accade l’elemento disonesto non solo fa più scalpore e rumore, ma riesce anche ad avvelenare l’ambiente dove opera. E vi sia o no l’aggravante mafiosa, in ogni caso cresce così la cultura criminale, la legge della sopraffazione, la logica dell’inganno. Se cresce l’illegalità, qualsiasi aggettivo vi sia o non vi sia accanto, a guadagnare terreno è sempre la criminalità, che attraverso queste persone ottiene comunque ciò che vuole. E il suo strapotere avanza ancora.