Il forte potere della \’ndrangheta sta nelle affermazione del Procuratore De Raho: \”…..qualcuno «anticipa la richiesta estorsiva per \”mettersi a posto\”…..\” . Siamo ormai dinnanzi ad una situazione insostenibile, dove addidittura si anticipa la \’ndrangheta \”chiedendo\” di pagare ancor prima che la stessa ne faccia richiesta, pura follia che però ha delle fondamenta che non si possono sottovalutare. Fermo restando il dovere morale, giuridico e sociale nel dover denunciare ogni richiesta estorsiva, viene da chiedersi il perchè ormai, a Reggio Calabria ma probabilmente anche in tutto il resto d\’Italia, molti imprenditori non denunciano le richieste di pizzo e le intimidazioni che ne derivano? Probabilmente la principale causa sarebbe da imputare alla paura, ma purtroppo anch\’essa è fondata su una molto più logica considerazione: negli ultimi anni i tagli del Governo ai fondi per la \”protezione e tutela\” dei testimoni di giustizia sono stati tanti e troppi, cittadini dimenticati, prima usati e poi abbandonati, lasciati soli a combattere una guerra impari, pertanto, dove può l\’imprenditore, trovare garanzie di sicurezza? La figura del \”Testimone di Giustizia\” sta\’ andando via via scomparendo, figura il più delle volte scomoda soprattutto quando nel denunciare va\’ a toccare la \”malapolitica\”, quella parte di politica fatta di interessi economici e di collusioni mafiose e se in futuro non si garantirà un\’adeguata e seria politica di protezione e gestione dei Testimoni di Giustizia, le mafie vinceranno sempre facendo del sistema malavitoso, l\’unico efficiente e funzionante!
Amici di Pino Masciari
Il procuratore De Raho: «A Reggio Calabria nessun imprenditore denuncia le intimidazioni»
Intervenendo a un convegno sulla legalità, il procuratore ha rivelato che qualcuno «anticipa la richiesta estorsiva per \”mettersi a posto\” e in questo modo la \’ndrangheta diventa un valore sociale»
«Confindustria ha messo al bando le imprese che colludono con la mafia, ma qui a Reggio Calabria, finora, non c\’è un imprenditore che denunci atti di intimidazione. C\’è qualcosa che non va ed è necessario porvi rimedio e che tutti inizino a muoversi». Così il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho parlando dei rapporti tra imprese e \’ndrangheta nel suo intervento al convegno su \”Legalità come fattore di Sviluppo\” a Reggio. «Ci sono molti imprenditori – ha aggiunto – che anticipano persino la richiesta estorsiva per \”mettersi a posto\”, come abbiamo purtroppo verificato nel corso di alcune indagini. E la \’ndrangheta così continua a prosperare, ad avere valore sociale, innervando l’economia di cospicui flussi finanziari liquidi frutto del traffico di cocaina dove primeggia rispetto alle altre organizzazioni».
Una situazione, ha evidenziato de Raho, \”aggravata dalla cronica carenza degli organici della magistratura. Con il presidente del Tribunale abbiamo richiesto l\’adeguamento delle strutture umane e materiali, senza cui sarà impossibile fronteggiare fenomeni di così preoccupante entità».
Il magistrato, infine, ha sottolineato come oggi ricorra «la giornata del ricordo delle Vittime di Mafia, tantissimi morti che devono richiamare il senso dei nostri doveri e l’impegno a lavorare molto più intensamente affinché tutti vivano meglio». Al procuratore di Reggio ha risposto il vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello che ha ammesso che «si riscontra purtroppo muta convenienza tra alcune imprese e criminalità organizzata, soprattutto nel Mezzogiorno dove la società civile è più debole ed esposta alla corruzione ed alla violenza. Il problema – ha aggiunto – non riguarda solo il sistema delle imprese ma investe i poteri locali e la società civile, senza il cui apporto sarà complicato ribaltare la situazione. E’ chiaro quanto su tutto ciò possa incidere l’assenza di regole vere di mercato. Sono necessarie misure per combattere povertà e degrado sociale, perché è lì che cresce il consenso mafioso».
«Ho rispetto per il sistema politico – ha detto ancora Lo Bello – ma è ormai evidente come a livello decentrato le campagne elettorali siano un continuo scambio di promesse e di favori, contesto in cui nessuna azienda potrà mai attecchire veramente». Lo Bello, infine, ha evidenziato «come l’Italia non riesca a chiudere i conti con la continuità storica di pesanti vicende legate a una illegalità diffusa. E’ il continuum di uno scenario dove metà del Paese si è speso per combattere la corruzione, e l’altra metà per conservarne le occasioni».