Era il 2008, quando atterrai ad Auschwitz. Nel compiere quel viaggio e visitare quei luoghi fui colto da una fortissima emozione. Vivevo un momento particolare, di forte tensione, minacciato di uscire dal programma di protezione. Avere l’autorizzazione dalle istituzioni italiane a partecipare a un evento pubblico di quella portata, con tantissimi ragazzi, è stato per me molto importante. E lo ricordo ancora oggi con grande emozione… per evitare che la storia venga negata e possa ripetersi non possiamo dimenticare!
“Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.”
(Primo Levi, Se questo è un uomo)