Una studentessa del Liceo Classico di Gioia del Colle, dopo aver visto l’opera teatrale “Padroni delle nostre vite”, basata sulla mia storia e quella della mia famiglia, scriveva:
“E’ la legge della paura a dominare nella città di Catanzaro, Calabria. E’ la legge delle paura a manipolare le menti e le vite dei cittadini, sopraffatti dal potere che la ‘ndrangheta esercita ormai da anni, cui nessuno ha mai avuto il coraggio di ribellarsi. Tutti schiavi, automi, di un sistema ormai divenuto “normale” per gli abitanti di Catanzaro. Per tutti, eccetto che per Pino Masciari, imprenditore nel suo cantiere portato avanti per due generazioni, due generazioni, e non ce ne sarà una terza, non potrà mai esserci perché la ‘ndrangheta gli ha portato via tutto, la sua terra, il suo lavoro. Pino Masciari, testimone di giustizia, portatore di coraggio, ha visto smaterializzarsi sotto i suoi stessi occhi il lavoro di una vita, sgretolato in mille pezzi. Pino e la sua famiglia sono stati costretti a fuggire dalla propria patria, Lui che è non un delinquente, ma colui che combatte contro i delinquenti, Lui che è un testimone di giustizia, non un pentito, Lui, che è una persona, non un numero. Gli è stato tolto il nome, l’identità, adesso che non ha neanche la libertà di potersi scegliere la propria prigione, sbattuto da una parte all’altra, destinazione: sconosciuta, sopravvivenza: ignota. La propria vita abbandonata nelle mani di una mafia chiamata Stato, la cui unica motivazione per la diversa nomenclatura è che nell’ultima prima si vota e poi si prendono ordini, nella prima non bisogna sprecare tempo e carta per votare. La voce di Pino Masciari riecheggiava fra le mura del teatro, scavando un solco nel nostro cuore, un solco profondissimo, pieno di lacrime mischiate a parole, di quelle che ti lasciano l’amaro in bocca, e altre talmente belle, vere, da farti dimenticare quel retrogusto sgradevole che ha la vita. Parole taglienti, specchio di una giustizia talmente ingiusta che è meglio dichiararsi colpevoli pur essendo innocenti. Come si fa a credere ancora nello Stato, nella sua efficienza, se viviamo così? Tra ospedali così mal ridotti che conviene lasciarsi morire, in un Paese con le galere piene e nessun luogo per curare i malati mentali, dove ormai anche i delinquenti possono scendere in politica (o come dicono i politici per sentirsi migliori “salire in politica”), dove le masse trasformano i cretini in eroi e i veri Eroi come Pino Masciari vengono abbandonati a se stessi, lasciati senza scorta, esiliati come criminali dalla propria terra natìa, ma dove viviamo? Come viviamo? Quello del 24 Gennaio non è stato solo uno spettacolo teatrale sulla vita di Pino Masciari, è stato molto di più, è stato una lezione di vita. Per quel che vale, ti dico grazie, te lo dico davvero, grazie Pino.”
Gioia del Colle, 3 febbraio 2013
C. C.