Caro Pino,
pochi giorni fa sei venuto a Bologna per raccontare ad alcuni giovani studenti la tua vita, la tua esperienza, il tuo dolore.
Trecento menti, seicento occhi di giovani ragazzi erano concentrati sulle tue parole intense, colme di rabbia, di frustrazione, ma anche di coraggio e perseveranza. Beh, fra quelle trecento persone c’ero anch’io. Probabilmente non mi hai notato (non sono esattamente un gigante!)
E ora ti scrivo per ringraziarti di quello che hai fatto, del coraggio che hai dimostrato nel non arrenderti mai alla prepotenza e alla violenza. Con questo gesto hai spronato una generazione e migliaia di ragazzi ora possono seguire il tuo esempio, ribellandosi (ognuno nel proprio piccolo) alle ingiustizie quotidiane.
Sì, perché di questo si tratta. Non si deve solo pensare alla questione più drammatica: ‘sconfiggiamo la mafia’. Il tuo discorso mi ha insegnato che bisogna partire dal piccolo per arrivare al grande. Nessuno riuscirà mai da solo a sconfiggere una macchina così tremenda e imponente come quella mafiosa. Ma tu, Pino, ci hai offerto una chiave che apre nuove porte, una chiave che si chiama libertà e legalità.
L’insegnamento che hai trasmesso a me e ai miei compagni (come ad altre migliaia di italiani) può essere definito una goccia d’acqua. Purtroppo per sconfiggere la mafia non basta una piccola particella d’acqua, ci vorrebbe un oceano. Ma cos’è un oceano se non una gigantesca massa d’acqua formata da infinite gocce? Presi singolarmente siamo piccole gocce indifese, ma nel momento in cui ci uniamo per una causa comune diventiamo un oceano imponente, improsciugabile, che non si esaurirà mai.
Quindi io, piccola goccia, ora ti saluto con un coraggio nuovo, che hai impresso nella mia anima con un’impronta che non svanirà mai.
Un forte abbraccio
5 marzo 2013
F. C.
Classe IIC Liceo Scientifico Augusto Righi – Bologna