L’inchiesta che ha travolto governatore della regione Liguria, ha portato alla luce altrettanti particolari inquietanti. Tra i nomi degli indagati si legge infatti quello di un noto sindacalista, attivo anche tra le fila dell’associazionismo antimafia. Emerge però la sua vicinanza per parentela ad una cosca siciliana e rapporti anche con clan calabresi. Fatta salva la presunzione d’innocenza, focalizzerei l’attenzione su cos’è la legalità. Non è un bollino di garanzia certificata dall’appartenenza all’una o all’altra associazione. Si tratta del comportamento, delle scelte del singolo, di responsabilità personali, di coerenza tra ciò che si è, che si dice e che si fa. Nascere in una determinata famiglia non è di per sé una colpa, ma non prenderne le distanze e giocare su due tavoli, ammantandosi di slogan e nascondendosi dietro le bandiere dell’associazionismo antimafia. Le passerelle istituzionali, le manifestazioni, non servono a nulla. L’antimafia, quella vera, si costruisce sul sacrificio e sulle scelte di chi ogni giorno sceglie a viso aperto da che parte stare!