Il Gruppo giovanile dell’Associazione Culturale Anassilaos si interroga sulle ultime vicende che hanno avuto per protagonisti alcuni dei più attivi magistrati reggini. Il proiettile recapitato al Procuratore Capo della Repubblica Pignatone – ha dichiarato il Presidente dell’Anassilaos Giovani Tito Tropea al termine di un incontro dei giovani del sodalizio reggino – ha segnato un’altra triste pagina nella città che, in questi ultimi mesi, è stata teatro di numerosi tentativi di intimidazione nei confronti dello Stato e dei suoi rappresentanti. I Reggini, per fortuna, non sono rimasti indifferenti dinanzi a tali gesti. Hanno prontamente protestato ed espresso con forza la propria solidarietà e il proprio sostegno ai magistrati esposti in prima linea a difesa della legalità, una legalità – chiarisce il responsabile dell’Anassilaos Giovani – che deve innanzi tutto trovare alimento nei comportamenti virtuosi dei cittadini, di tutti noi, chiamati anche nel nostro vivere quotidiano a rispettare le regole, pure quelle apparentemente più banali. Esiste infatti “una mafiosità” diffusa, non penalmente rilevabile ma socialmente e moralmente riprovevole, che è fatta di mancanza di rispetto per gli altri, menefreghismo, furbizie, piccoli soprusi, ricerca del proprio tornaconto a discapito del prossimo, cattiva educazione. Ai magistrati e alle forze dell’ordine – ha affermato l’esponente dell’Anassilaos – non possiamo che ribadire la nostra vicinanza poiché, tra l’altro, la ‘ndrangheta soffoca l’economia del Mezzogiorno e aggrava i problemi della occupazione anche se essa tenta ormai anche di divenire, in assenza dello Stato, il datore di lavoro di tanti giovani; tende a sfruttare la disperazione di chi è disoccupato per procacciarsi una manovalanza a bassissimo costo. Come di recente è apparso in alcune intercettazioni – nota il Presidente di Anassilaos Giovani – nel libro paga della ‘ndrangheta molti giovani vengono stipendiati con somme non superiori ai trecento euro; un dato sconcertante che più degli altri evidenzia la capacità e la facilità che ha la ‘ndrangheta di muoversi tra la disperazione e la crisi sociale. Con una cifra irrisoria essa compra la vita, il presente e il futuro, di tanti giovani. Di recente inoltre l’Istat ha rilevato per il nostro Paese un tasso di disoccupazione giovanile pari al 27%. Ciò significa che almeno due milioni di giovani, soprattutto al Sud, sono condannati alla disoccupazione. Ci sentiamo – afferma Tropea – morti quasi prima ancora di nascere, condannati al “non lavoro”, incapaci di emanciparci dai nostri genitori e, in più, oltraggiati e offesi dalla taccia d’essere “bamboccioni”, espressione infelice di un ministro lontano dalla realtà quanto lo può essere l’intera nostra classe politica. In tale situazione -e senza voler cadere nello stereotipo che ogni forma di devianza è causa solo e soltanto della società – è naturale che la ‘ndrangheta possa e voglia sostituirsi allo Stato che non ha più la forza economica, e neppure quella politica e morale, di creare una politica di sostegno all’occupazione. “Due milioni di fantasmi” ha scritto di recente Eugenio Scalfari parlando dei giovani senza lavoro sono “un bacino potenziale per le organizzazioni criminali come unica contropartita per l’inedia”. E infatti la‘ndrangheta, come la mafia e la camorra possono ben avvantaggiarsi di un tale esercito della disperazione a cui nessuno pensa. La sconfitta della ‘ndrangheta non è dunque per nulla scontata. Lo Stato può e deve combattere con tutte le sue forze la criminalità ma esso manca oggi di uno degli strumenti forse più decisivi per vincere una tale battaglia: una adeguata politica dell’occupazione giovanile. Lo Stato non può delegare alle bande criminali la parziale soluzione del disagio sociale che attraversa il nostro Paese; non può, pena la totale disfatta, pur in presenza di importanti risultati nell’opera di contrasto alla criminalità, lasciare alla ‘ndrangheta il ruolo di datore di lavoro per i giovani. Le marce, le manifestazioni spontanee di sostegno ai magistrati e alle forze dell’ordine, alle quali abbiamo partecipato e continueremo a partecipare, rischiano di non essere più sufficienti in presenza di una crisi che si annuncia sempre più gravida di funeste conseguenze per tante migliaia di giovani.
fonte Newz.it