La favola “Benevento città tranquilla” è stata smentita ufficialmente anche dalla Direzione Investigativa Antimafia che con una relazione al Parlamento, dopo aver ricordato l’omicidio del 2009, per strada ed in pieno giorno, di Cosimo Nizza, capo dell’omonimo clan, indica la presenza in città di ben quattro gruppi criminali, a differenza del 2008 in cui se ne segnalava solo uno. “La più grande organizzazione”, si legge nel documento della Dia, “è quella degli Sparandeo che, anche se in parte è stata disarticolata da vari provvedimenti giudiziari, risulta ancora tra le più pericolose della città”. In effetti le cronache dell’ultimo anno testimoniano l’aumento di fatti criminali a danno di persone, pubblica amministrazione e territorio, spesso denunciati dall’associazione Altrabenevento-per la città sostenibile contro il malaffare, e oggetto di nuove indagini della magistratura cittadina.
Il risultato è un episodio mai avvenuto prima in città: l’invio di due proiettili al magistrato della procura beneventana Antonio Clemente, il più attivo nel contrasto alle infiltrazioni malavitose nel sannio. In aggiunta, meno di una settimana dopo, si sviluppano due incendi dolosi: uno alla serranda di un negozio in città e l’altro a danno della ditta edile che lavora alla villa del presidente di Confindustria Benevento, Cosimo Rummo proprietario del famoso pastificio. Quest’ultimo episodio avviene lo stesso giorno della visita in città del capo della Polizia, Antonio Manganelli, nonché la notte successiva alla “Giornata antiracket”, organizzata dal sindacato delle imprese edili con il patrocinio di molte istituzioni pubbliche.
Al dibattito sul tema hanno partecipato esponenti delle istituzioni locali, imprenditori, Luigi De Magistris, parlamentare europeo, e Pino Masciari, imprenditore che ha avuto il coraggio di denunciare i tentativi d’estorsione subiti dalla ‘ndrangheta. Nonostante la novità di un evento del genere per la città, il giorno dopo i quotidiani locali lo ignorano completamente, riportano invece i due incendi trattandoli però come semplici fatti di cronaca. Il clima si fa pesante e sorprende il silenzio delle associazioni degli industriali e dei commercianti di cui le vittime sono membri. Si nota come, mentre in Sicilia Confindustria espelle gli imprenditori che pagano il pizzo, a Benevento non interviene neppure ad esprimere solidarietà al proprio presidente.
Assordante anche il silenzio della Curia che nel resto della Campania, tramite l’associazione Libera, è protagonista delle campagne d’informazione e lotta alla criminalità organizzata, ma nel capoluogo sannita non interviene in nessun modo, pur essendosi da poco creato il coordinamento provinciale della stessa associazione. Il tentativo di sminuire questi episodi desta non poche preoccupazioni considerando che il Comune ha appena annunciato l’arrivo di 42 milioni di euro per opere pubbliche e un nuovo piano urbanistico che darà ulteriore impulso all’edilizia privata, come si sa uno dei settori privilegiati per il riciclaggio del denaro sporco.
Eleonora Mastromarino