Si è svolto ieri sera a Melzo (MI) lo spettacolo di Giulio Cavalli \”Nomi, cognomi e infami\”, spettacolo in cui ha raccontato storie di persone che per il loro lavoro sono state uccise dalla mafia. Riportiamo quanto scritto sul blog \”Milano 2.0\”:
\”Dopo lo sconvolgente \”A cento passi dal duomo\”, che denuncia la profonda penetrazione delle mafie nel presunto immacolato Nord, Cavalli decide di raccontare una serie di storie, di persone normali, che facevano il loro lavoro in maniera ineccepibile. E per questo sono state uccise.
Scegliere di perseguire la legalità, di lottare contro sistemi che sono duri a morire, oggi è sempre più difficile. Nonostante questo rimangono persone che di fronte a un bivio scelgono con coscienza di schierarsi \”contro\”.
Cavalli ricorda Don Peppe Diana, il prete ucciso a Casal di Principe per il suo impegno contro la camorra, Paolo Borsellino e il magistrato Bruno Caccia, ammazzato dalla \’ndrangheta il 26 giugno 1983.
Vi riportiamo uno stralcio del testo dello spettacolo:
\”Caro picciotto, o se preferisci, visto che hai imparato a pettinarti e vestirti pulito, caro estorsore, o, se preferisci, caro esattore. E poi caro al tuo capo ufficio, quello che sta seduto a contare i soldi quando alla sera raccoglie le mesate del mandamento, quei soldi che vi auguro che vi marciscano in mano. E poi cari a tutti i falliti, perché è da falliti mangiare sulla metastasi della paura degli altri, oppure, per capirsi meglio, cari a tutti gli uomini d’onore, così ci capiamo meglio, così vi prendiamo dentro tutti e entriamo subito in tema. Sono un commerciante di parole, a volte me le pagano bene, e arrotondo sempre il peso prima di chiudere la vaschetta. […] Questa sera apro la saracinesca fuori orario e vi vengo a cercare io, ma mica per i cinquecento euro così sto messo a posto, ma perché avrei, dico almeno, un paio di domande, una cosa da niente, mica per capire dove non c’è niente da capire, ma per togliermi il peso. Il peso di una curiosità che alla fine cercate sempre di farci pagare nel mercato della vigliaccheria di cui siete i detentori\”
Uno spettacolo che vuole far riflettere: la società \”civile\”, se così si professa, dovrebbe indignarsi e reagire di fronte a qualcosa che non è \”normale\”.
Non si può ignorare quello che è accaduto e quello che continua ad accadere davanti ai nostri occhi. Non bisogna mai voltare la faccia dall\’altra parte. E\’ l\’unico modo per sperare che questo mondo marcio e corrotto cambi.\”