\"\"\”Pago chi non paga\”. E\’ la scritta che compare sugli adesivi affissi sulle vetrine di decine di negozi del centro di Napoli che hanno aderito all\’iniziativa delle associazioni antiracket con la quale si invitano i cittadini a spendere negli esercizi commerciali che non si piegano alle richieste del pizzo avanzate dai clan della camorra.

Una iniziativa che ha visto impegnato in prima persona il sottosegretario all\’Interno Alfredo Mantovano che – accompagnato dal prefetto Alessandro Pansa, dai vertici delle forze dell\’ordine e dagli esponenti dell\’associazione antiracket, tra i quali Tano Grasso e Silvana Fucito – ha partecipato all\’affissione degli adesivi durante una passeggiata \”per la legalità\” tra la cosiddettà city e il popoloso rione di Montestanto, nel centro storico.

Per ora l\’elenco di negozi e imprese di Napoli e provincia sono 250, nomi contenuti nell\’ opuscolo \”Pizzo addio\” ma le istituzioni contano che il numero si accresca anche alla luce dei successi di forze di polizia e magistratura (\”speriamo diventi grande come un elenco telefonico\”, ha detto il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore\”). Il significato dell\’iniziativa è stato illustrato da Mantovano nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nel bar Seccia, che è stato ricostruito dopo essere stato devastato da un attentato del racket e rappresenta pertanto un luogo simbolico della lotta alla camorra.

\”Siamo all\’inizio di una terza fase – ha spiegato il sottosegretario -. In un primo momento l\’unica risposta che le istituzioni potevano dare era quella di dire \’denuncia e ci sara\’ l\’intervento di repressione e di contrasto delle forze di polizia e dell\’autorità giudiziarià. Poi vent\’anni fa è iniziata una seconda fase a Capo d\’Orlando che si è diffusa in tutta Italia, ma soprattutto al Sud, ed è la fase dell\’associazionismo antiracket che ha portato ad affiancare al momento di repressione e di contrasto, un momento di aiuto, di consiglio, di sostegno non soltanto al momento della denuncia, della richiesta risarcitoria e della presenza in giudizio\”.

\”Da un po\’ di tempo – ha aggiunto Mantovano – siamo entrati in una terza fase, la fase di una condivisione la più diffusa possibile della reazione al racket ma al tempo stesso della vicinanza nei confronti di chi denuncia. Questa iniziativa è una forma di vicinanza e si può leggere come un gesto di coraggio\”.

L\’inserimento del nome di un commerciante nella lista di chi si ribella al pizzo \”significa assumersi fino in fondo – ha detto – le proprie responsabilità non soltanto nel chiuso di una stanza dei carabinieri o della polizia, ma pubblicamente\”. E la risposta che otterrà delle istituzioni \”é anche un modo per la comunità di dimostrare gratitudine nei confronti di chi si espone in questo modo\”.

Ansa

Una risposta

  1. Giugno 30, 2010

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