\"\"Il sospetto di infiltrazioni della ’Ndrangheta nel settore dell’edilizia diventa sempre più forte. Dopo le dichiarazioni del capo della polizia federale che aveva parlato mesi fa di infiltrazioni della ’Ndrangheta anche nel settore dell’edilizia, questa volta ad avanzare dubbi concreti è Edo Bobbià, direttore della Ssic, che intervistato oggi da laRegioneTicino ha raccontato della presenza sul mercato ticinese \”di soggetti nuovi che sostengono di operare nell’immobiliare e apparentemente con importanti disponibilità finanziarie\”. Casi che sarebbero stati già oggetto di discussione  durante l’ultima riunione ordinaria, svoltasi lo scorso mese.

Secondo le dichiarazioni di Bobbia, questi nuovi soggetti  \”contattano ditte del Mendrisiotto e del Luganese chiedendo loro se hanno o se sanno di terreni su cui è possibile edificare subito e assicurando loro di avere i soldi necessari per iniziare e portare a termine i lavori. Proposte che non sono però precedute da alcuna indagine di mercato da parte di questi soggetti\”. Un modo di fare  piuttosto strano, secondo Bobbia, dato che \”i nostri immobiliaristi o quelli stranieri seri prima di investire sondano il mercato per verificare pure le possibilità di vendita o di affitto\” ha spiegato il direttore della Ssic, che insieme al presidente Cleto Muttoni esaminerà attentamente queste situazioni anomale riscontrate dai chi opera nel settore dell\’edilizia.

Non sarebbe solo il settore dell\’edilizia ad essere interessato dalle infiltrazioni della \’Ndrangheta. Anche quello della ristorazione sarebbe un campo  che fa gola alle cosche mafiose. Il presidente di GastroTicino Marco Huber, intervistato da laRegioneTicino, si è espresso a titolo del tuttto personale e ha riferito che in Ticino \”può effettivamente sorgere il sospetto che esistano esercizi pubblici finanziati con soldi estranei all’attività della ristorazione\”.
\”La provenienza di questi fondi – ha evidenziato – è spesso assolutamente lecita, ma in alcuni casi potrebbe anche non essere così. Quando si constata l’apertura di attività dove gli investimenti sono spropositati rispetto alla possibilità di guadagno, il dubbio è lecito. Questo perché l’attività esercentesca, di per sé, non rende molto. Se dunque qualcuno vi si dedica senza, apparentemente, mirare a ricavarne dei soldi, l’obiettivo è probabilmente un altro\”.

Ticinonline

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