Si chiamava Teresa Buonocore. Il delitto in via Ponte dei Francesi, nella zona del porto.
Probabilmente ha ingannato il cognome in comune. Ma Teresa Buonocore, la donna uccisa a colpi di pistola questa mattina nella zona del porto di Napoli, non è la sorella di un collaboratore di giustizia.
E\’ stata invece testimone d\’accusa decisiva in un processo a un presunto camorrista, condannato in primo grado a oltre 15 anni di carcere. Lo scrive il quotidiano partenopeo \”Il Mattino\”. La donna aveva 51 anni ed era incensurata, abitava a Portici con il marito e le figlie: prosegue il giornale. E prima di fare la guida turistica, aveva lavorato per lungo periodo nello studio di un penalista napoletano.L\’agguato, che nelle modalità richiama l\’omicidio di stampo camorristico, è stato eseguito in via Ponte dei Francesi, sotto il ponte delle arterie di accesso alle autostrade e sulla rampa e alla zona portuale.
Le indagini sono condotte dalla Direzione distrettuale antimafia: la pista ritenuta prevalente, al momento, è infatti quella di un agguato camorristica, pur non escludendo per ora nessuna altra possibilità.
La donna è stata uccisa a colpi di pistola mentre si trovava nella propria auto e stava percorrendo via Ponte dei Francesi, nella zona del porto di Napoli. La donna sarebbe stata raggiunta da quattro proiettili calibro 9 esplosi a distanza ravvicinata, che l\’hanno colpita al cuore e al braccio mentre si trovava a bordo di una macchina, una Hyundai Atos, intestata a una signora di 72 anni.
Nel profilo di Facebook appartenuto alla vittima (la foto in home page è presa da lì) si leggono i nomi (o più probabilmente i soprannomi) dei tre figli: Michelle, Kiriky e Cuevas.
Tra gli ultimi post, datati a fine agosto, un appello per la liberazione della donna iraniana condannata alla lapidazione, Sakineh. \”Dite a tutto il mondo che ho paura di morire\”: il titolo del messaggio.
Il Salvagente.it