Potrebbe estendersi ache oltre i confini dell’Aquila ed i comuni del cosiddetto cratere sismico l’ombra della criminalità organizzata interessata a fare affari nella ricostruzione post terremoto. Un rischio che la Direzione distrettuale antimafia della Procura dell’Aquila vuole affrontare e valutare anche con i rappresentanti delle forze dell’ordine e degli enti locali delle province di Pescara, Chieti e Teramo nel corso di un incontro che si terrà mercoledì prossimo all’Aquila.
Un confronto richiesto dal procuratore capo Alfredo Rossini e dal suo sostituto Olga Capasso, magistrato della direzione nazionale antimafia distaccata all\’Aquila proprio per rafforzare il contrasto all\’ingresso della malavita organizzata nel cratere del terremoto, dopo le ultime accelerazioni delle indagini che hanno consentito di stabilire legami tra le organizzazioni malavitose, in particolar modo della ‘ndrangheta, e ditte interessate alla ricostruzione cosiddetta “pesante”.
Il 6 novembre scorso la polizia ha arrestato a Reggio Calabria il boss Francesco Zindato, capo dell\’omonima cosca della \’ndrangheta che si era attivata per accaparrarsi gli appalti per gli interventi in Abruzzo dopo il terremoto. Ma le attenzioni della Procura distrettuale antimafia sono concentrate sulla possibilità che le organizzazioni mafiose riescano a mettere le mani sugli appalti delle case e dei condomini classificati E, ovvero che hanno riportato seri danni dopo il sisma
Su questo tipo di appalti milionari si sono addensate le attenzione delle organizzazione mafiose visto che il regime di indennizzo dato ai fondi permette al cittadino di individuare e decidere tutta la filiera ricostruttiva, dalla impresa, al tecnico fino all\’amministratore di condominio, senza alcun tipo di controllo.
La Procura distrettuale vuole verificare la correttezza e la trasparenza degli iter seguiti negli affidamenti di incarichi di condomini E, per accaparrarsi i quali in generale si è scatenata una guerra tra imprese, amministratori di condominio e progettisti.
La Procura stava già approfondendo il fenomeno, segnalato anche da alcuni esposti, di appalti aggiudicati sempre allo stesso amministratore di condominio, alla stessa impresa e allo stesso progettista; ma ora sta intensificando l\’attività in seguito all\’inchiesta sulla \’ndrangheta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che ha portato a sgominare la cosca Borghetto-Caridi-Zindato, con l\’arresto di 34 persone, e alla scoperta di tracce evidenti di infiltrazioni dell\’organizzazione mafiosa calabrese negli appalti per la ricostruzione, anche con la creazione di imprese e con l\’ausilio di collegamenti aquilani.
Le intercettazioni telefoniche hanno fatto emergere che il \”gancio\” aquilano per il commercialista Carmelo Gattuso, prestanome dell\’esponente del cartello mafioso Santo Giovanni Caridi (entrambi sono tra i 34 arrestati), era il 33 enne aquilano Stefano Biasini, piccolo imprenditore, ma anche figlio di Lamberto, geometra, ex costruttore edile, ma soprattutto uno degli amministratori di condominio che va per la maggiore nella ricostruzione post terremoto.
Il procuratore distrettuale, Alfredo Rossini, il quale ha annunciato di aver chiesto l\’invio degli atti ai colleghi calabresi, ha sottolineato che è al vaglio la posizione di Biasini e in tal senso i Pm vogliono anche scoprire se la \’ndrangheta era interessata ad intessere rapporti con il padre di Stefano Biasini, per arrivare ad introdursi nei milionari condomini E. Le organizzazioni malavitose potrebbero aver individuato gli amministratori di condominio come le figure locali per arrivare ai milionari appalti privati senza controlli.
Stefano Biasini, non indagato, è amministratore unico e proprietario del 50 per cento delle quote della ditta Tesi costruzioni, che ha sede all\’Aquila in via Pescara. Stando all\’accusa, l\’altro 50 per cento sarebbe di Gattuso, sempre per conto di Caridi.
Secondo il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria, Andrea Esposito, in riferimento all\’appuntamento dal notaio per il passaggio di quote avvenuto il 26 marzo scorso all\’Aquila, \”la società sarebbe stata utilizzata per aggiudicarsi i lavori da cedere poi in subappalto, chiaramente alle altre due imprese\”, la Edil Br costruzioni e la Lypas che \”stanno operando, così come inizialmente prospettato, in sinergia e sotto il diretto controllo di Caridi\”.
fonte: Abruzzoweb