di Aaron Pettinari – VIDEO ALL\’INTERNO!
Qualcosa si sta sgretolando nel sistema di omertà dei clan calabresi. Sono sempre più numerose, infatti, le inchieste della Dda di Reggio Calabria avviate grazie all\’apporto dei collaboratori di giustizia. L\’ultimo esempio è l\’operazione denominata “All Inside 2”, eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, che ha portato all\’arresto di 14 affiliati alla cosca Pesce di Rosarno ed al fermo di altri dieci appartenenti allo stesso gruppo criminale.
A dare un notevole contributo alle indagini è stata Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore di Rosarno. E\’ lei l\’ultima ad aver saltato il fosso iniziando a collaborare con i magistrati della Dda reggina dal 14 ottobre scorso. Una collaborazione che il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Michele Prestipino, che ha coordinato l’indagine assieme ai sostituti Roberto Di Palma e Alessandra Cerreti, ha definito «un fatto estremamente significativo perchè dimostra che la \’ndrangheta, anche nelle sue articolazioni più potenti e più radicate sul territorio, non è invincibile».
“Finché mio fratello sarà vivo io resterò condannata a morte – ha detto la pentita – perché è lui che deve eseguire la sentenza per il mio tradimento. Solo lo Stato può salvarmi. Lo faccio per i miei figli. Se io non cambio strada e non li porto con me, quando uscirò il bambino potrebbe già essere in un carcere minorile, e comunque gli metteranno al più presto una pistola in mano; le due figlie invece dovranno sposare due uomini di ’ndrangheta, e saranno costrette a seguirli. Io voglio provare a costruire un futuro diverso per loro”.
La donna ha quindi confessato di aver svolto il delicato ruolo di collegamento tra il padre detenuto e gli affiliati a cui dava indicazioni sulle estorsioni e sulle modalità che la cosca adottava per nascondere il patrimonio acquisito con le attività illecite. La collaboratrice ha ricostruito l\’intero organigramma della sua famiglia. Ha quindi riconosciuto nel cugino latitante, Francesco Pesce, il più pericoloso tra i nuovi rampolli del clan.
Le sue dichiarazioni “analitiche e dettagliate” hanno consentito ai carabinieri del comando provinciale di fare luce sugli assetti criminali esistenti a Rosarno.
Il blitz dell’operazione “All inside 2” è scattato all’alba. Ventiquattro arresti in tutto tra cui due donne: Carmelina Capria, moglie del boss Antonio Pesce Antonio detto “u testuni”, e Maria Grazia Pesce. La prima aveva il ruolo di portavoce e di cassiera della famiglia mafiosa, mentre l’altra era la portaordini tra il carcere e i membri della cosca operativi su Rosarno.
La famiglia Pesce era riuscita anche ad «agganciare» ed utilizzare per i propri scopi criminali anche due carabinieri, Carmelo Luciano, di 45 anni, e Giuseppe Gaglioti, di 32, entrambi già in servizio nella Tenenza di Rosarno e trasferiti nei mesi scorsi dopo che erano emersi sul loro conto i primi sospetti. I due militari sono stati arrestati con l\’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
E\’ finito agli arresti anche l\’agente della polizia penitenziaria, Eligio Auddino, in servizio nel carcere di Palmi. Quest’ultimo avrebbe favorito lo scambio di messaggi e comunicazioni tra il boss Salvatore Pesce e i suoi familiari, ricevendo in cambio la promessa da parte della cosca per l’assunzione a tempo indeterminato della moglie presso la casa di cura “Villa Elisa” di Cinquefrondi.
Non solo. Si sarebbe anche attivato per fare giungere al boss oggetti e beni non consentiti dal regolamento penitenziario.
L\’importanza della presenza sempre più massiccia di pentiti nelle inchieste di \’ndrangheta è stata sottolineata anche dal Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone. «Per noi – ha detto – si tratta di uno spunto e di un incoraggiamento a continuare su questa strada. La nostra speranza è di potere ottenere, grazie a questi apporti collaborativi, nuovi risultati contro la \’ndrangheta».
VIDEO: Operazione \”All Inside II\”
tratto da AntimafiaDuemila