Un cancro del tessuto economico e sociale che dalla Calabria ha allargato il raggio d\’azione a tutto il Paese ma anche oltre confine.
L’operazione \”Overloading\”, condotta dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha portato a settantasette fermi che, oltre al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, contengono anche, a vario titolo, il reato di associazione mafiosa, l’estorsione ed altro ancora. Un\’organizzazione dedita al traffico internazionale di droga che avrebbe gestito e smerciato enormi quantitativi di cocaina provenienti da Venezuela, Colombia e Brasile nelle valigie dei corrieri che sbarcavano all\’aeroporto di Roma Fiumicino. La droga, da qui, veniva fatta uscire dallo scalo e consegnata alle cosche della \’ndrangheta che la utilizzavano per il mercato dello spaccio.
Con “Overloading” si ha un\’ulteriore dimostrazione del ruolo di broker internazionali di droghe assunto dai calabresi. «La \’ndrangheta – si legge nella relazione semestrale della Dia – non ha ceduto posizioni sul mercato degli stupefacenti, dove da anni esercita un indice di referenza specie nei confronti dei cartelli colombiani, assumendo – conseguentemente – una significativa posizione a livello europeo nel traffico internazionale delle droghe».
Potenza della \’ndrangheta: si scopre, infatti, che può arrivare ad assoldare un colonnello dei carabinieri e fargli svolgere un ruolo attivo nei traffici di droga. Per Maria Vittoria De Simone, magistrato della Direzione nazionale antimafia, \”la presenza d’infiltrazioni anche nelle forze dell\’ordine è la conferma che la \’ndrangheta cerca punti di riferimento ovunque\”.
Stiamo parlando di Luigi Verde, 57 anni, responsabile della logistica della Legione carabinieri Trentino Alto Adige, in servizio alla sede regionale nella caserma di via Druso, il quale avrebbe garantito il suo interessamento per fare passare le valigie con lo stupefacente, evitando così i controlli. Dall’indagine sono emersi i rapporti che lo stesso intratteneva con elementi di spicco della \’ndrangheta che gestivano il traffico di droga. Ad arrestarlo sono stati i suoi stessi colleghi del comando provinciale di Bolzano, entrati nel suo alloggio di servizio, hanno però trovato qualcosa che non immaginavano: armi ed esplosivo, in particolare, un mitra, due bombe a mano, 13 granate, una pistola, cinquecento grammi di plastico e varie campionature di esplosivo. Ancora non è possibile collegare la presenza di armi ai rapporti del colonnello con la ’ndrangheta, ma in tal senso stanno indagando le forze dell’ordine e la magistratura.
L\’operazione è stata condotta, oltre che in Calabria e in Trentino Alto Adige, in Emilia, Veneto ed ha portato al sequestro di beni per oltre 200 milioni di euro, soprattutto nel Lazio.
A finanziare questo mercato composto da fiumi di droga c’erano le cosche Muto di Cetraro, ma anche Pelle e Strangio di San Luca e Chirillo di Paterno Calabro. Una sinergia tra cosche diverse pronte a collaborare per l\’immane profitto del traffico internazionale.