di Enrico Fontana (su Terra)
A Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, cento ettari sottratti al clan Arena verranno assegnati a una cooperativa di giovani. Grazie al progetto promosso da Libera e Comune.
Può sembrare un semplice trattore che come tanti altri sta arando terreni da seminare. Ed in fondo è anche così. Tra dicembre e i primi di gennaio, a Isola di Capo Rizzuto come in tante aree agricole del Mezzogiorno, quando le zolle sono asciutte si preparano i campi per le colture. Ma quel trattore e soprattutto quei terreni, in questo lembo fertilissimo della provincia di Crotone, tra le colline e il mare, sono speciali. Il mezzo è dell’Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo. E le terre sono quelle confiscate al clan Arena. Il grano e il favino che vengono seminati, poi, serviranno per avviare la conversione biologica delle produzioni. E quando saranno raccolti e venduti contribuiranno a finanziare la nascita di una cooperativa sociale di giovani che gestirà i beni confiscati. Il progetto promosso da Libera, insomma, sta diventando realtà.
Quasi un sogno, visto che neppure un anno fa quelle stesse terre, coltivate a finocchi, erano ancora nelle mani del clan. «Sembrava anche a noi una missione impossibile, quando abbiamo deciso di farla diventare una priorità della nostra amministrazione», ricorda Carla Girasole, sindaco di Isola. «Ora, grazie alla concretezza di questo progetto si comprende che può diventare una grande opportunità, soprattutto per i giovani». E se ne parla senza remore persino in piazza, come è accaduto lo scorso 28 dicembre, in un’iniziativa promossa dal Comune. «Le difficoltà da superare sono ancora tante», spiega Tommaso Innocente, presidente dell’Ats (associazione temporanea di scopo) “Libera Terra Crotone” nata per gestire i terreni confiscati tra Isola di Capo Rizzuto e Cirò (circa un centinaio di ettari) fino alla nascita delle cooperativa. «Non è stato semplice trovare le persone disponibili a guidare i trattori e c’è ancora molta titubanza tra gli agricoltori. Ma contiamo di risolvere questi problemi, grazie all’impegno di tutti».
Se c’è un segreto nella ricetta vincente di questo progetto è proprio il gioco di squadra. «Per la prima volta tutte le associazioni agricole, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri e Acli Terra, hanno partecipato insieme allo stesso tavolo e sono diventate socie dell’Ats – racconta Davide Pati, dell’Ufficio di presidenza di Libera – così come è stato fondamentale il ruolo dell’Ordine dei geometri di Crotone, per censire e delimitare i terreni, quello del Comune, della Prefettura, dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati e di quella del Territorio». Capofila dell’Ats è l’Agenzia cooperare con Libera Terra, promossa dalla Legacoop. Tra i soci figurano imprese nazionali del biologico, come Alce Nero-Mielizia e Brio, e l’istituto di certificazione Icea. Un forte sostegno, anche economico, è arrivato dall’Unipol e dalla Coordinamento degli enti locali per la legalità della provincia di Pisa. Ci sarebbe, insomma, di che andare orgogliosi per una terra spesso dimenticata.
Eppure non sono mancate polemiche e attacchi personali al Sindaco e al presidente di Libera, don Luigi Ciotti. Gelosie, strumentalizzazioni, omertà, paura, sfiducia nelle istituzioni. Un clan che non si rassegna a perdere il suo potere. Sono tante le cause delle difficoltà che s’incontrano quando l’antimafia diventa concreta, cambia il vissuto quotidiano, le consuetudini di una comunità. C’è ancora chi si offende quando si ricorda che Isola di Capo Rizzuto è conosciuta alle cronache nazionali, purtroppo, come terra di ‘ndrangheta e di agguati sanguinari a colpi di bazooka. E chi se la prende con i “colonizzatori”, venuti a parlare di legalità. «Facciamo molta fatica a superare ostracismi e diffidenze – racconta Umberto Ferrari, che per Libera Crotone segue il progetto sulle terre confiscate – ma qualche segnale positivo comincia ad arrivare». Come quello dell’associazione ambientalista locale delle Giacche Verdi: «Ci hanno chiesto se potevano avere del foraggio per i cavalli – spiega Ferrari – e noi abbiamo deciso di seminarlo per loro».
Gli ostacoli incontrati finora, insomma, non hanno rallentato il progetto e i risultati raggiunti, come la trebbiatura dell’orzo nell’estate scorsa o la raccolta dei finocchi, fanno superare preoccupazioni e amarezze. «In uno dei giorni più brutti del mio mandato – ricorda il sindaco Girasole – quando gli attacchi erano fatti più duri, mi è arrivata la telefonata dei giovani universitari dell’associazione Ulixes. Hanno voluto conferirmi il premio Itaca 2010 come calabrese dell’anno. Quando sono in difficoltà penso a loro e ai giovani di Isola e vado avanti». Si confida molto anche nelle iniziative messe in cantiere per i prossimi mesi. A febbraio partirà il bando per il corso di formazione su cooperazione e agricoltura biologica. A giugno dovrebbe essere pronto quello per selezionare ragazzi e ragazze che diventeranno soci delle cooperativa, la cui costituzione è prevista entro la fine dell’anno. Grano e favino saranno già stati raccolti. E i cento ettari confiscati agli Arena saranno tutti effettivamente disponibili. Un incubo per la ‘ndrangheta e una bella realtà per la Calabria che vuole cambiare.
Ogni passo, per quanto piccolo, è pur sempre un passo avanti.
Auguro un grande successo a queste ammirevoli iniziative!