In questi giorni abbiamo assistito alla dipartita della regina Elisabetta, indubbiamente una sovrana con carisma e, nonostante le varie vicissitudini, molto amata dai suoi sudditi e rispettata nel consesso internazionale. Una donna che ha fatto la storia.
Però, fra le tante notizie sulla morte e sui prossimi funerali della Regina, ho letto qualcosa che mi ha turbato ancora di più. In questi giorni nelle acque del nostro Mediterraneo, si è consumata l’ennesima tragedia: un barcone di migranti, partito dal Libano, ha viaggiato per dieci giorni, chiedendo ripetutamente soccorso, senza ricevere aiuto. Quando i soccorsi sono arrivati era troppo tardi, una bimba di 4 anni era già morta… di stenti, di fame e di sete, in braccio alla mamma! E nelle ultime ore la tragedia sì è ripetuta, altri morti… altri bimbi! Queste notizie non possono cadere nell’indifferenza! È giusto tributare onore ad Elisabetta II, che ha vissuto da regina, con onori ed oneri del suo ruolo, ma altrettanto giusto dare voce alla storia di questi piccoli che cercavano la libertà in braccio alla mamma e hanno invece trovato la morte!
Totò nella sua celeberrima poesia scriveva: ‘a morte ‘o ssaje ched’ è? …è una livella’. Quindi a che serve il funerale in pompa magna, il monumento pregiato? A che serve ricordare la piccola bimba siriana, riservandole l’onore e l’indignazione che la sua giovane vita così spezzata meritano? Serve a noi… serve ai vivi, non solo per le ragioni che tutti ricordiamo dai tempi della scuola, quando leggevamo “i sepolcri”… non faccio accademia! Serve a noi perché cresciamo nel rispetto di tutti, nell’accoglienza del dramma di chi, spogliandosi di tutto ciò che ha (perché i cosiddetti viaggi della speranza costano… e pure tanto!), intraprende un viaggio in mano a criminali senza scrupolo, con la consapevolezza che nel cercare disperatamente la libertà rischia la vita, propria e dei propri figli! La libertà… un valore per il quale si rischia la vita… e chi scrive lo sa bene!