Il 13 agosto è stata diffusa dal Governo la relazione semestrale luglio-dicembre 2010 della Direzione investigativa antimafia (qui in pdf). Di seguito troverete alcuni brevi stralci di articoli riguardanti la stessa relazione di cui torneremo a parlare nei prossimi giorni.
Gli analisti della Dia scrivono una cosa devastante: il tessuto tumorale mafioso è in fase di oggettiva disgregazione ma – attenzione al “ma” – contemporaneamente cresce il rischio di diffusione e di “silenzioso impianto” (testuale) nel sociale. Le due cose sembrerebbero in apparente contraddizione. Quel che scrive la Dia è micidiale per chi vuole leggere il seguito: le metastasi più pericolose sono quelle “imprenditoriali, politiche e finanziarie\”, che non sono cloni dei picciotti ma soggetti “evoluti nel tempo, progrediti, riservati, dinamici e vitali”, che sanno coniugare al metodo criminale, ereditato dalla storia dele organizzazioni criminali, “una più sottile e meno appariscente cultura manageriale”
Il rapporto mafia-politica è un’emergenza, anche nel Centro-nord, ma è difficile da provare in giudizio. Le indagini dimostrano l’ampia diffusione del voto di scambio, regioni settentrionali incluse, ma il “numero dei soggetti denunciati è esiguo”, data “l’obiettiva difficoltà a provare che vi è stata un’erogazione di denaro in cambio di voti”. Un’osservazione che va incontro alle critiche mosse da diversi magistrati antimafia sulla difficoltà, appunto, di provare il reato per come è formulato ora.
Se la Calabria mantiene il record nazionale di Comuni sciolti per mafia, in certe regioni del Nord “l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto socio-economico è divenuta una perdurante emergenza investigativa”. La crisi rischia di peggiorare la situazione, soprattutto in Lombardia.\”La consistente disponibilità economica dei sodalizi calabresi”, mentre le banche stringono i rubinetti del credito, “potrebbe agevolare la futura capacità di permeare ancor più il tessuto economico lombardo, attraverso la rilevazione di imprese in crisi”.
E’ la provincia di Milano l’area più interessata a iniziative criminali-imprenditoriali “di alto profilo nei settori che vanno dall’edilizia ai servizi per l’ambiente e la sanità”, spiega ancora la Dia. E “le opere pubbliche costituiscono un fattore di vulnerabilità”.
Tornando al Sud, nulla cambia sul fronte della spazzatura in Campania. Nonostante il susseguirsi degli allarmi e delle emergenze, “il ciclo dei rifiuti continua a costituire uno dei bacini più estesi di interessi criminosi”. Ed è ormai da”oltre 30 anni” che il cartello dei casalesi e altri gruppi camorristici napoletani “hanno fatto del sistema rifiuti una delle principali fonti di arricchimento”.
Il quarto capitolo della relazione è dedicato alle \”Infiltrazioni criminali nell\’economia legale\”; il primo paragrafo del quarto capitolo, è dedicato all\’antiriciclaggio. La relazione della DIA riporta un\’analisi approfondita dei dati statistici relativi alle segnalazioni di operazioni sospette per il 2010. \”Emerge che la gran parte delle segnalazioni proviene dalla macroarea relativa alle regioni settentrionali (48,53%), confermando una consistente partecipazione dei relativi intermediari finanziari alle istanze di cooperazione attiva nel sistema antiriciclaggio; segue l\’insieme relativo alle regioni centrali (28,04%) e quello del Sud e delle isole (23,43%). Tali andamenti confermano un trend ormai consolidato nel tempo\”. \”Il dato generale, che riguarda le segnalazioni degli operatori non finanziari e di professionisti, risulta ancora una volta modesto, confermando persistenti difficoltà nell\’applicazione degli obblighi antiriciclaggio. Le segnalazioni inviate dai notai risultano numericamente esigue.\”