Prima di tutto un plauso va alle forze dell\’ordine per questa ennesima, importante, cattura di uno dei boss latitanti della \’Ndrangheta tra i più pericolosi. La questione che sempre ci poniamo è sempre la stessa, questi pericolosi latitanti non vengono ritrovati in qualche sconfinato paese dove non è consentita l\’estradizione o in qualche capanno nel mezzo delle impervie montagne ma semplicemente, in casa propria! Pesce era latitante da 6 anni ed in tutto questo tempo nessuno si è accorto della sua presenza? Viene anche lecito un dubbio, visto che si è fatto trovare in casa, non è che l\’arresto sia stato \”voluto\” dallo stesso boss per altre motivazioni sconosciute? Forse una teoria troppo azzardata ma non del tutto da escludere!!!
‘Ndrangheta, arrestato boss Marcello Pesce: latitante dal 2010, era nella sua casa a Rosarno
È finita dopo sei anni la latitanza del boss Marcello Pesce. Così come è avvenuto poche settimane fa per la cattura di Antonio Pelle di San Luca detto la “Mamma”, la squadra mobile e il Servizio centrale operativo della polizia lo hanno scovato nella sua abitazione di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, territorio incontrastato della sua famiglia mafiosa. Intorno alle 5 è scattato il blitz quando gli uomini del questore Raffaele Grassi hanno avuto la certezza che il boss, 52 anni e conosciuto con il soprannome di “Ballerino”, era a casa. Gli agenti, guidati dal capo della squadra mobile Francesco Ratta, hanno arrestato anche due fiancheggiatori.
Pesce era latitante dal 2010, quando era riuscito a sfuggire all’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “All Inside” da cui è nato un processo al termine del quale, in appello, è stato condannato a 16 anni e 2 mesi per associazione a delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia. Figlio e nipote rispettivamente di Rocco e Giuseppe Pesce, il latitante arrestato all’alba era inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi del Ministero dell’Interno. Ad annunciare la sua cattura un tweet della Polizia di Stato.
Capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno e altrove, ritenuta tra le più agguerrite dell’intera ‘ndrangheta calabrese, Pesce annovera precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso e droga. Il suo nome compare negli atti giudiziari degli anni novanta, quando alcuni rapporti di polizia evidenziavano la sua sospetta appartenenza alla criminalità organizzata di Rosarno capeggiata allora dal boss Giuseppe Pesce, classe 1923, poi deceduto. Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi di cui egli poteva giovarsi in territorio estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario, attraverso l’emissione del Mandato di Arresto Europeo da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria.