Termoli. Una persona arrestata durante la notte. Che ha collegamenti con la ndrangheta calabrese. E’ l’unico dato certo, sicuro, svelato il day after della scoperta raccapricciante fatta giovedì in via Mazzini, tra l’Università, la ferrovia e il centro di Termoli: una Daewoo verde scuro parcheggiata in un garage sotterraneo traboccante di armi.
Un arsenale in piena regola, che venerdì mattina trova spazio sul tavolo più grande a disposizione del Commissariato di via Cina, dove la dirigente Maria Santoli, affiancata dal vicario della Questura di Campobasso Giancarlo Conticchio, si limita a fornire stringatissimi elementi su una indagine definita “delicatissima” e “serrata”. Una trentina tra kalashnikov, mitragliette, fucili a pompa di quelli utilizzati in guerra, fabbricazione russa, pistole e relative munizioni. Un colpo d’occhio scioccante, accanto al quale si staglia l’imponenza delle munizioni – proiettili specifici per ogni arma, e in quantità abbondante – e dei giubbotti antiproiettile di uso militare, cuciti all’interno di mimetiche. C’è anche un caricatore, e una piccola quantità di cocaina, anche questa rinvenuta nell’auto che su segnalazione del capo-condomino è stata trovata nel garage, al civico 3.
Ed è proprio quel garage la chiave della prima fase dell’inchiesta, che non è difficile prevedere avrà risvolti ben più ampi, e possibili collegamenti a traffici internazionali. Il valore delle armi, alcune delle quali di recente fabbricazione, con matricola non necessariamente abrasa («dobbiamo ultimare la catalogazione su ogni singolo pezzo, non le abbiamo ancora analizzate» dice il dottor Conticchio) supera i centomila euro. Ma quello che sconcerta, e che ha gettato in stato di choc i condomini del palazzo popolare affacciato sulla linea ferrata, è che un simile carico potesse trovarsi sotto le loro abitazioni. Le indagini si sono concentrate da subito proprio su quel box. La cui proprietà è di una donna residente nello stabile, che l’ha affittato a una terza persona. Quella finita in manette durante la notte, a tempi record dalla scoperta, trasferita nel penitenziario di Larino, come risulterebbe dalle indiscrezioni e dalle disposizioni del pm Morena Susi.
Di più non si sa. «Le indagini sono serrate e delicate, bisogna comprendere che in questa fase cruciale il riserbo è indispensabile per non compromettere il lavoro degli inquirenti» dichiara il vicario della Questura di Campobasso, attorniato da ispettori, agenti, uomini che hanno preso parte all’operazione, «condotta con straordinaria tempestività e in modo brillante» conclude Conticchio ringraziando la collega Maria santoli e la sua squadra.
Le uniche notizie ufficiali vengono affidate a una nota stampa: «le indagini, nel breve volgere di qualche ora, hanno consentito di individuare la persona che aveva la disponibilità del box adibito a garage, sottoposto a fermo». Nessun nominativo, nessun particolare sulla identità. E’ la stessa persona che aveva preso in affitto il locale. Le indiscrezioni riferiscono che si tratta di un uomo collegato a qualche clan di ndrangheta calabrese. La stessa notizia è stata data in un comunicato lampo diramato in mattinata dalla squadra mobile di Campobasso. Ma in Commissariato non confermano e non smentiscono. La storia è grossa, e restano da ricomporre molti tasselli del puzzle. In primis: capire bene non solo la provenienza delle armi, ma soprattutto la loro destinazione. Dovevano servire per un’azione in zona, oppure erano una merce di scambio per la malavita organizzata? E resta da chiarire il giallo del buco nella saracinesca del garage, fatto con la fiamma ossidrica nei giorni scorsi. E’ stato quello a insospettire un condominio, che temendo incursioni notturne ha segnalato l’effrazione. Aprendo la porta a tutto quello che ne è scaturito.
tratto da Primonumero.it