\” Aspettiamo con ansia l\’evoluzione delle indagini. Il mostro che ha ucciso Melissa deve pagare caramente. Chi ha stroncato quel sorriso che parlava con dolcezza alla vita merita la pena più alta, senza sconti e attenuanti. Deve finire dietro le sbarre per tutta la vita.
Lo dobbiamo a quegli occhi pieni di innocenza. Lo dobbiamo alla Sua Famiglia. Lo dobbiamo ai giovani. Lo dobbiamo a noi stessi. Ciao Melissa, ciao dolce angelo\”.
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Fonte: Ansa – Fermato Giovanni Vantaggiato, 68enne di Copertino: ho pensato e costruito l\’ordigno
LECCE – E\’ lui. L\’uomo che ha ucciso Melissa e ferito altre cinque studentesse, il killer che ha seminato il terrore in tutta Italia con una bomba davanti ad una scuola e riportato il Paese indietro di trent\’anni, ha un volto e un nome: a 18 giorni dall\’attentato, inquirenti e investigatori hanno fermato Giovanni Vantaggiato, sessantottenne titolare di un deposito di carburanti agricoli di Copertino, un paese in provincia di Lecce. Dopo nove ore d\’interrogatorio, l\’uomo avrebbe confessato e ammesso le sue responsabilità.
La svolta nelle indagini arriva di prima mattina ed è lo stesso capo della polizia ad annunciarla, seppur in maniera molto vaga. \”Su Brindisi ho sentito tante sciocchezze, la mafia locale, terrorismo brigatista, Cosa Nostra. Ma non c\’entrano nè la mafia nè gli anarco-insurrezionalisti del Fai – dice Antonio Manganelli agli allievi della scuola di polizia interforze -.
Noi ci troviamo di fronte ad indagini che devono dare una risposta e quando sapremo chi è stato sapremo anche la matrice.
E ci arriveremo a chi e\’ stato\”. Chi lo ha ascoltato non ha potuto non notare un certo grado di sicurezza nelle sue parole.
E collegarlo ad un altro particolare: il direttore della Direzione anticrimine centrale, Franco Gratteri, proprio durante l\’intervento di Manganelli, ha lasciato la sala due volte per rispondere ad una telefonata. Poi alla fine della \’lezione\’, si è appartato per diversi minuti con il capo della polizia.
Nel pomeriggio la notizia è diventata di dominio pubblico quando si e\’ saputo che il sessantottenne era nella questura del capoluogo salentino per essere sentito. Come si sono diffuse le prime notizie, il procuratore di Lecce Cataldo Motta, titolare delle indagini, ha escluso svolte imminenti: \”quando ci saranno novità, le saprete. Per il momento non ce ne sono\”. Ma in realtà investigatori ed inquirenti erano fin da stamattina convinti che fosse proprio Vantaggiato l\’uomo che ha premuto il pulsante che ha attivato l\’ordigno davanti alla Morvillo-Falcone: per poterlo fermare, però, avevano bisogno di una serie di riscontri e di verifiche che sono arrivate solo a tarda sera. E è così scattato il provvedimento di fermo.
Sul sessantottenne era stata raccolta, ancor prima della sua confessione, una serie di elementi che più fonti hanno definito fin dal pomeriggio \”altamente significativi\”. Ci sarebbe, innanzitutto, una somiglianza molto accentuata tra l\’uomo ripreso la mattina dell\’attentato dalle telecamere montate sul chiosco davanti alla scuola e il proprietario del deposito di carburanti. Il sospettato, inoltre, avrebbe una certa dimestichezza con le bombole e sarebbe in grado di realizzare l\’ordigno che e\’ esploso davanti alla Morvillo-Falcone. Ed avrebbe, anche, un problema al braccio destro, un elemento che era stato ipotizzato dagli investigatori subito dopo aver visto il video dell\’attentatore. Sempre dalle immagini sarebbero poi arrivate altre due conferme importanti: alcune telecamere installate nella zona avrebbero ripreso due auto riconducibili a Vantaggiato. Una Punto Bianca che sarebbe passare più volte nei pressi della scuola prima dell\’esplosione, e un\’altra vettura che, dalla targa, è risultata intestata ad un membro della famiglia del sessantottenne.
A fornire un ulteriore elemento sarebbero state le celle telefoniche: il telefonino dell\’uomo avrebbe agganciato il \’ripetitore\’ che copre la scuola Morvillo-Falcone, in orari compatibili sia con l\’esplosione sia con il passaggio delle auto riprese dalle telecamere. Gli investigatori sarebbero invece ancora in attesa degli esiti della perquisizione effettuata nel deposito di carburante: alcuni elementi sarebbero già stati trovati ma quel che conta e\’ la comparazione tra le sostanze contenute all\’interno delle bombole esplose davanti alla scuola e quelle trovate nel deposito.
Resta da capire il movente, che l\’uomo finora non avrebbe fornito agli inquirenti. Nel corso della giornata si sono inseguite diverse voci, nessuna delle quali confermata ufficialmente: vendetta privata per problemi di debiti o risentimento verso il preside della scuola Angelo Rampino. Le prossime ore diranno anche questo. (ANSA).
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