Sono ormai anni che con frequente cadenza vengono fuori i dubbi e le ombre che da sempre anno contraddistinto la gestione dei beni confiscati alle mafie. L\’ANBSC (l\’associazione nazionale dei beni sequestrati www.benisequestraticonfiscati.it) non ha una chiara organizzazione nella sua gestione, le informazioni sui beni sono sempre scarne e il sito stesso, che dovrebbe essere l\’esempio della trasparenza opposta all\’oscuratezza delle mafie, ne è l\’esempio di questa pessima gestione. I beni sequestrati sono quantificati in circa trenta miliardi di euro (fonte Ministero degli Interni), cifra astronomica se si pensa da quale fonte provengono e per quanti di altrettanto e superiore valore sono ancora nelle mani delle mafie. Ma poco è stato fatto nel corso degli anni, spesso alcuni di questi beni finiscono per diventare fatiscenti ed inutili per un uso appropriato e questo è dovuto alle lungagini burocratiche che servono per poterli consegnare alla societa. Altri come per incanto ritornano nelle mani degli stessi mafiosi ai quali erano stati sottratti, ovviamente \”acquistati\” da prestanome o a volte nemmeno mai sequestrati pur riconoscendone l\’illecità proprietà. Con queste cifre si potrebbero finanziare le piccole e medie imprese che oggi sono le prime a risentire della pressione fiscale, ma nulla avviene di tutto questo. Le Associazioni antimafia ricevono una minima parte di quei beni che attendono da anni che questi vengano assegnati. Se poi ci aggiungiamo che in primis è la politica governativa a \”gestire\” questi beni, di fatto diventati proprietà dello Stato, allora si capisce il perchè di queste ombre! Un bene di questa entità andrebbe gestito in modo più oculato, preciso e soprattutto veloce per poterne fruire effettivamente, ma come sempre accade in Italia, sono sempre le buone intenzione ad andare avanti lasciando indietro fermi ad invecchiare le azioni ed i fatti concreti!