Resta in carcere l\’operaio di 39 anni, Giuseppe Falsia, sottoposto a fermo di indiziato di delitto il 13 agosto scorso dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia perché nel corso di una perquisizione domiciliare rinvennero nascoste in un vecchio frigo cinque bombe. Gli ordigni erano custoditi in un sacco di plastica di colore nero. Esplosivi che erano tutti muniti di miccia a lenta combustione.
Lo ha deciso il giudice delle indagini preliminari, Carlo Fontanazza, che pur non convalidando il fermo ha emesso un\’ordinanza di custodia cautelare in carcere così come aveva richiesto il sostituto procuratore, Luigi Maffia, che ha coordinato le indagini che hanno portato al fermo dell\’operaio come indiziato di delitto. Resta, quindi, chiuso tra le mura del carcere lametino l\’imprudente confezionatore di bombe di origine catanzarese ma da anni residente in città. Il giudice ha ritenuto fondamentale per l\’emissione dell\’ordinanza di custodia cautelare in carcere, la circostanza del rinvenimento delle bombe. Condizione questa che ha, appunto, indotto il magistrato ad emettere un provvedimento restrittivo in carcere per evitare la reiterazione del reato.
Un ritrovamento che dagli uomini dell\’Arma è stato definito importante sul piano preventivo e sul quale ora si sta concentrando l\’attenzione degli investigatori del Nucleo operativo e radiomobile della locale Compagnia, che stanno vagliando una serie di elementi per stabile perché l\’operaio deteneva ordigni che potevano provocare nel momento della loro esplosione ingenti danni. Inoltre, gli uomini dell\’Arma stanno analizzando attentamente gli elementi raccolti nell\’immediatezza del rinvenimento delle bombe che – secondo gli artificieri del Comando provinciale – erano potenzialmente più distruttivi della bomba che nella notte del 7 luglio scorso ha distrutto una pasticceria. Ciascuno degli oggetti esplosivi conteneva circa 600 grammi di polvere pirica. I congegni esplosivi erano perfettamente confezionati e pronti per essere utilizzati. Ma a chi erano destinati? È l\’interrogativo al quale gli uomini dell\’Arma stanno cercando di dare una risposta.
L\’obiettivo delle attività di investigazioni che sono ancora in corso sono finalizzate ad individuare, oltre al potenziale acquirente, anche a chi erano destinate una volta immesse sul mercato delle estorsioni. I carabinieri non hanno dubbi: le bombe erano destinate ad essere utilizzate dal mondo criminale contro attività commerciali o imprenditori che non volevano pagare il cosiddetto \”pizzo\”. Infatti, la pista privilegiata dagli inquirenti è quella della criminalità organizzata anche se al momento l\’operaio non è considerato vicino a tali ambienti. A Falsia oltre alle bombe furono sequestrate tre piantine di canapa indiana e una carabina ad aria compressa, di fabbricazione Cecoslovacca, priva di matricola. L\’operaio nell\’atto del fermo ai militari dell\’Arma, a proposito del rinvenimento delle bombe, riferì di non saperne nulla e che erano state messe nel vecchio frigorifero da qualcuno che eventualmente poteva volergli del male.
Una tesi quella sostenuta da Falsia che non ha convinto né il sostituto procuratore, né il giudice delle indagini preliminari che al termine dell\’interrogatorio di garanzia ha emesso nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
tratto da Gazzetta del Sud