Biagio Simonetta per Il Corriere della Sera – Nei giorni scorsi gli avevano danneggiato la macchina, parcheggiata nel centro storico del paese. Questa volta, invece, hanno deciso di mandargli un messaggio più esplicito, lasciandogli sul pianerottolo di casa una testa di maiale mozzata con un pezzo di stoffa a guisa di bavaglio. È successo a Cetraro, paese del Cosentino che s\’affaccia sul Tirreno.
IL PRETE – Vittima degli atti intimidatori è un prete, don Ennio Stamile. Un parroco che negli anni non s\’è mai sottratto al suo dovere morale di combattere la criminalità, in un paese dove la \’ndrangheta esiste e non si nasconde. Don Ennio per un periodo è stato anche presidente dell\’Osservatorio sulla Legalità, e ha promosso numerose iniziative di sensibilizzazione, cercando di coinvolgere soprattutto i giovani. Lui, come Paolo Borsellino, è convinto che la lotta alla mafia sia soprattutto un fenomeno culturale. E anche per questo nelle sue omelie sa alzare la voce, quando serve. Lo aveva fatto nelle ultime settimane, ad esempio, perché a Cetraro è tornata quell\’aria pesante che si respirava negli anni Ottanta. Erano gli anni in cui un consigliere comunale del Pci di nome Giannino Losardo denunciava l\’avanzare incontrastato della \’ndrangheta sul territorio. Lo freddarono, il primo giorno dell\’estate 1980. Erano anni bui, di faide e paure, in cui l\’omertà la faceva da padrona. Per questo nelle sue ultime prediche, don Ennio, aveva esortato i fedeli a denunciare a non essere omertosi. Un messaggio che non deve essere piaciuto a tutti. Tanto che una settimana fa ignoti gli avevano sfregiato l\’automobile. Proprio dopo questo episodio l\’uomo aveva ribadito con forza il suo impegno per la legalità e la sua preoccupazione per la recrudescenza del crimine in paese. Poi due sere fa, tornando a casa da un incontro con un\’associazione, don Ennio ha trovato sul pianerottolo una testa di maiale mozzata. In bocca un pezzo di stoffa, come un bavaglio. Qualcuno vuole che don Ennio taccia.