\”131 vertenze occupazionali in atto nel Paese. Più di 160mila lavoratori coinvolti. 30 mila aziende chiuse dal 2009. L\’Italia è strangolata dalla crisi. Le tensioni sociali sono alle stelle. A rischio la tenuta complessiva del nostro sistema produttivo.
Dobbiamo intervenire subito: non bastano le tasse. Serve un disegno di modernizzazione del Paese. Una politica di investimenti nel settore dell\’occupazione giovanile. Basta balletti e demagogie. Abbiamo bisogno di scelte chiare e radicale. A partire dai costi della politica. Coraggio e Speranza: possiamo ancora farcela, ma occorre cambiare passo\”
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Fonte: Corriere della Sera – Il dossier del sindacato: coinvolti 163.152 lavoratori, «gli ammortizzatori non bastano». Chiuse 30 mila aziende dal 2009
Non solo grandi crisi e grossi nomi come Ilva, Fiat, Alcoa: a luglio è salito a 131 il numero delle vertenze che vengono discusse con maggiore frequenza al ministero dello Sviluppo economico. Ne dà notizia la Cgil sul suo sito, riportando i dati dello stesso dicastero guidato da Corrado Passera. I cosiddetti tavoli della crisi coinvolgono oggi 163.152 lavoratori (guarda il pdf con la tabella delle vertenze) dai 135.839 del gennaio 2011 quando i tavoli presso il ministero erano 109 .
VERTENZE IN AUMENTO – Numeri «che stanno crescendo vertiginosamente, se si considerano gli innumerevoli altri casi di crisi aziendali non ancora giunte al Ministero – si legge nel dossier del primo sindacato italiano – ma già avviate a livello territoriale che contribuiscono a mettere in ginocchio il tessuto industriale ed occupazionale di intere Regioni». Per la Cgil «occorre risolvere, al più presto i singoli casi di crisi presenti a partire dai tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, che non possono concludersi con il solo intervento degli ammortizzatori sociali».
DAL 2009 30 MILA CHIUSURE – Sono oltre 30mila le imprese che hanno chiuso i cancelli dal 2009. «Siamo ormai al quarto anno di Cassa integrazione, un ammortizzatore sociale del quale ad oggi usufruiscono circa 500mila lavoratori che, in media, hanno visto diminuire il proprio reddito di circa 4mila euro». Si tratta, afferma la Cgil, di «un quadro decisamente preoccupante sotto tutti i punti di vista e che rende necessario e urgente un disegno di politica industriale con al centro gli investimenti e l\’innovazione» senza il quale «c\’è solo il perdurare della recessione».