Fonte: Il fatto quotidiano (dal blog di Nando Dalla Chiesa)
Poi dice che a Milano la gente non sa che c’è la ‘ndrangheta… E ci credo! State a sentire questa. Vi ricordate l’operazione Crimine-Infinito che lo scorso anno, quasi di questi tempi, portò in carcere per reati di ‘ndrangheta 350 persone tra Calabria e Lombardia, la maggior parte tra Milano, Brianza e Pavia? Vi ricordate quella riunione di una ventina di boss passata alla storia perché tenuta in un circolo Arci, per giunta intitolato a Falcone e Borsellino? Tutti debitamente filmati mentre si abbracciano e si baciano? E poi ricordate tutto il resto, a partire dall’imprenditore, il Perego, che recitava la parte della vittima e che in realtà, secondo i magistrati, aveva puntato sull’alleanza con i clan per fare più affari? E poi le Asl, i voti, le telefonate, sei consiglieri regionali coinvolti ecc.? Insomma, tutta sostanza. Roba che lasciò molti a bocca aperta, anche quelli che hanno più dimestichezza con la materia. Che svelò il livello di pericolosità raggiunto dalle ‘ndrine calabresi in Lombardia.
Ecco, fate mente locale e poi pensate che martedì si è aperto finalmente il processo Crimine-Infinito nell’aula bunker di Ponte Lambro, periferia est di Milano. Un fatto di assoluto rilievo, non foss’altro che per descrivere dal vivo la folla degli imputati. Be’, ne avete letto qualcosa sui giornali? Dico, anche sulle cronache milanesi dei giornali? Se avete trovato qualcosa (può darsi, non compro tutta l’edicola) siete fortunati. Ma a questo punto la questione mi sembra molto chiara. Si parla della colonizzazione della Lombardia (ne parla la Procura nazionale antimafia….) ma noi rimuoviamo il processo, non ci interessa, non lo consideriamo importante. Basta, non esageriamo. C’è Ruby, ragazzi, solo Ruby. Qualcuno le chiama armi di distrazione di massa, e sono esattamente quelle che spianano la strada alla colonizzazione. Vi immaginate se dopo tanta attenzione mediatica si lasciasse nell’oblio un processo per il calcio-scommesse, o per un delitto celebrato a Porta a Porta o, appunto, per uno scandalo sessuale? O anche per Cosa Nostra a Palermo? Con la ‘ndrangheta a Milano e Brianza invece succede.
Fra l’altro il prode Mario Portanova (uno dei meglio giornalisti su piazza) e anche alcuni miei allievi ci sono andati. E hanno scoperto che basterebbe frequentarli, questi posti, ficcarci il naso da bravi cronisti, per vedere quanti luoghi comuni si sia capaci di spargere sull’argomento. I famosi rampolli di seconda e terza generazione che ormai sarebbero laureati alla Bocconi, porterebbero il doppiopetto e parlerebbero in perfetto inglese sono in realtà il ritratto fedelissimo dei padri, vestono come loro, hanno le loro identiche maniere e parlano in calabrese stretto. Le ragazze si distinguono semmai solo per le borse griffate. Ecco, basterebbe vedere. E naturalmente ricordare. Perciò disperatamente continuo a lanciare il mio allarme: loro sono dei professionisti e noi siamo dei dilettanti. La differenza, purtroppo, sta prima di tutto qui.