Il settore del movimento terra nel Comasco è in mano alla criminalità organizzata calabrese. A dirlo è il pubblico ministero Alessandra Dolci, nel corso della sua requisitoria contro 119 imputati in una delle più grandi maxi inchieste contro i clan in Lombardia, a ribadirlo un imprenditore brianzolo sentito come testimone dagli uomini dell\’antimafia. Il quale agli inquirenti dell\’antimafia ha spiegato: «Nel mondo del movimento terra, nello specifico nel Comasco la presenza di soggetti come Varca (Pasquale Varca, il presunto capo della locale di Erba ndr) o come Ivano Perego», il canturino accusato di aver consegnato le chiavi della sua azienda ai clan calabresi, «ha condizionato le scelte e le politiche aziendali. Era inevitabile dover prevedere un impiego di mezzi a loro riconducibili».
Commenta il pm Dolci: «Per molti imprenditori è conveniente far lavorare le ditte dei calabresi, perché hanno prezzi estremamente concorrenziali». Per non parlare delle minacce e delle intimidazioni. È la \’ndrangheta. Non uno scherzo.
«La nostra chiave all’interno della Perego»: i compaesani calabresi su cui grava l’accusa di essere legati all’ndrangheta, definiscono Salvatore Strangio, 57 anni, entrato nell’azienda lecchese di movimento terra, seguendo una corsia preferenziale e con precisi incarichi, che avrebbe svolto fino al fallimento del gruppo. Per lui il pm Alessandra Dolci ha chiesto 16 anni di carcere. In una conversazione tra presunti affiliati, si parla di lui dicendo che «l’hanno messo lì i miei per portare a casa qualche lira», ma poco dopo, in un’altra telefonata, è lo stesso Strangio che dice: «Qui devo garantire i soldi a 150 famiglie calabresi».
Una affermazione sulla quale il pubblico ministero non ha ombra di dubbio: «Non sono – dice – le 150 famiglie dei poveri dipendenti rimasti a casa dalla Perego perché è fallita, e che hanno perso il lavoro. Dovrebbero essere le 150 famiglie dei vari padroncini calabresi, che dovevano lavorare sui 62 cantieri in gran parte di commesse pubbliche, che aveva aperti la Perego quando è subentrato Strangio, a fronte di una situazione debitoria di 18 milioni di euro».
Ma qual è il ruolo di Strangio all’interno dell’azienda? La requisitoria cita la testimonianza dei dipendenti: «Non so dire quale fosse il suo ruolo, sicuramente non pareva competente in materia di cantieri… capiva sempre poco di quello che gli si diceva e si chiedeva. Spesso veniva utilizzato per dirimere liti che sorgevano nei cantieri. Quando Ivano Perego non riusciva a tenere a bada gli interlocutori che contestavano i lavori o lo stato di avanzamento, gridava che avrebbe mandato Strangio per risolvere la situazione». Inoltre ogni tanto capitavano mezzi nei cantieri di cui non si comprendeva la provenienza, salvo poi appurare che erano stati portati dallo stesso Strangio.
articolo tratto da Il Giorno e La Provincia di Como