Disoccupati, scoraggiati e cassa integrati, precari e part-time involontari. Secondo il rapporto dell’Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires della Cgil, in Italia, sono oltre 9 milioni le persone nell’area della sofferenza e del disagio occupazionale. \”Questi sono solo i dati principali di una ricerca che – si legge in una nota di Fammoni, alla guida dell’analisi – evidenzia molti altri aspetti del progressivo deterioramento del mercato del lavoro italiano, fra cui il dramma della disoccupazione giovanile, l\’emergenza Mezzogiorno, l\’aumento della disoccupazione di lunga durata, il permanere di una alta quota di inattività, un part-time involontario in costante crescita dal 2007, l\’anomalia di una precarietà non solo subita ma che non porta più occupazione nonostante sia la forma di ingresso al lavoro nettamente prevalente\”. Dati che, conclude la nota dell\’associazione Bruno Trentin-Isf-Ires, \”sono molto gravi e confermano la drammaticità del problema occupazione e della conseguente urgenza di interventi concreti per lo sviluppo e per un lavoro stabile e di qualità\”. Il Paese non sta attraversando un buon periodo, la crisi manifesta sempre più le sue conseguenze negative. Ma non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo reagire. Cercare soluzioni. Non bisogna mai arrendersi neanche di fronte alle difficoltà più grandi. Mi piace ricordare le parole di un grande uomo, un uomo geniale, Albert Einstein:
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall\’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l\’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere \”Superato\”. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi delle\’incompetenza.
L\’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d\’uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c\’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l\’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”