Riportiamo il documento conclusivo della carovana antimafia che tra luglio e agosto ha portato la petizione al TAR di Pino Masciari nel sud Italia.
La carovana estiva, organizzata quest’anno dai presidi Roberto Antiochia e Rita Atria, si è rivelata ristretta solo nei tempi (8 giorni molto tirati) dando vita a oltre dieci incontri e percorrendo un totale di 4500 Km. I tredici componenti della spedizione hanno portato con sé due fedeli compagni di viaggio: la petizione in cui si chiede al presidente del TAR di risolvere al più presto la situazione di Pino Masciari, domanda che ha trovato quasi venti sottoscrittori eccellenti (da Caparezza a Pino Maniaci, da Rita Borsellino a Edoardo di Addiopizzo) e i vasetti contenenti la terra di San Sebastiano da Po seminata con fiori di campo e distribuiti nelle varie tappe (perché se la mafia invade tutta l’Italia anche l’antimafia fa la stessa cosa).
Concretezza, capacità di essere nodi e moltiplicatori di nodi della rete delle realtà che si oppongono alla mafia in Italia, volontà e coraggio di esporsi in prima persona. Questi i punti su cui sarà importante concentrarci se vorremmo un’Italia libera da ogni potere e subordinazione mafiosa. Queste le indicazioni che sono arrivate chiare e puntuali dalla nostra missione.
Si rimane colpiti quando Antonio, responsabile della cooperativa della Valle del Marro che produce l’olio di Libera e che più volte è stata danneggiata da gesti intimidatori, si prende un’ora di riunione per spiegare a parole la sua attività ma conclude dicendo che “però per capire davvero, i terreni mafiosi bisogna andare e coltivarli”. E così la carovana torinese non ha resistito alla proposta di contribuire alla piantagione di sessanta ulivi su un terreno a cui qualche mese prima la ‘ndrangheta aveva dato fuoco e i cui frutti saranno la risposta più forte a quella stessa ‘ndrangheta assassina.
Illuminanti anche le parole di Umberto Di Maggio, fondatore della cooperativa Pio La Torre (fortemente legata alla Placido Rizzotto) e prossimo all’apertura di una bottega di Libera nella centralissima Piazza Politeama a Palermo. In un bar a San Giuseppe Jato, Umberto ci ha detto che il nostro accento piemontese ben evidente, ascoltato dai gestori e gli avventori del bar, avrebbe garantito alla cooperativa un valido rafforzamento di immagine nella realtà in cui è solita operare.L’instancabile necessità di moltiplicare i legami sul territorio italiano si è soprattutto sentita nella mattinata trascorsa a Partinico insieme a Pino Maniaci, l’inarrestabile giornalista di Telejato, grazie al quale abbiamo partecipato alla realizzazione della puntata quotidiana del suo Tg, fatto di cronaca e denuncie minuziose e mordaci.
Nel bagaglio della carovana si trovano anche la fatica e la determinazione di Rita Borsellino, che reclama giustamente un posto all’Ars e chiede a ciascuno di impegnarsi nella “sporca” politica, provandola a cambiare grazie al saldo legame con le istanze della società civile.Come non ricordare, infine, Francesco Riggitano e la visione della terra e dei cuori aridi che, se coltivati con perizia e amore, fan infine germogliare i fiori.
Le scommesse che ci attendono in Piemonte sono tante e complesse, ma è fondamentale vincerle. Pensiamo che sarà più facile dopo questa esperienza estiva, coscienti di avere nel nostro piccolo gettato un po’ di cemento fra i mattoni che compongono il muro dell’antimafia.
Per chi si fosse perso le foto e il resoconto comprensivo di foto della carovana, di seguito i link:
Complimenti a tutti loro.. 🙂 che sia di insegnamento a tutti e che ciascuno possa essere un fiore da donare al prossimo..