Era stato condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere in primo grado per narcotraffico internazionale, Pasquale Michael Assisi, considerato unto tra i più pericolosi ed importanti broker di cocaina al mondo. Peccato però che nonostante l\’importanza malavitosa del soggetto, Assisi era libero di scorrazzare per le strade di Torino a bordo di una Mercedes fiammante, senza patente, e di vivere serenamente la sua latitanza in un super attico nel quartire Pozzo Strada. Che dire, in Italia se sei un latitante troverai sempre un posto dove vivere!!!
Il signore della coca viveva in un attico a Torino
La latitanza dorata di Michael Assisi, tra auto di lusso, scarpe griffate, tv al plasma e casa con due terrazzi in via Monte Ortigara 11: faceva la spesa di notte al Carrefour di corso Monte Cucco per evitare i controlli, ma i carabinieri lo stavano osservando
Per essere certi che fosse lui, i carabinieri hanno osservato con attenzione Pasquale Michael Assisi anche al supermercato di corso Montecucco, dove lui andava a fare la spesa di notte
Una leggenda (vera) gira tra i latitanti: il posto più sicuro per nascondersi è casa propria. E casa, vuol dire Torino. Almeno per Michael Assisi, 30 anni, nato a Chivasso. Viveva nell’ombra in un super attico nel quartiere Pozzo Strada. Tra comfort e vizi. Circondato da griffe e tv al plasma, abbonamenti a Sky e Fifa 2017. Come un «niño de oro» di una famiglia di broker di droga legata mani e piedi alla ’ndrangheta. Nelle chat criptate era «Ktm».
SUPERLUSSO
Assisi è un narcos. Sparito dai radar delle forze dell’ordine il 15 giugno 2015. Fuggito all’arresto per narcotraffico internazionale, è stato processato in contumacia. Come i fantasmi. Condannato in primo grado a 13 anni e 6 mesi per l’importazione di 250 kg di cocaina partite dal porto di Santos alla volta di Gioia Tauro. Assieme al padre Nicola e al fratello Patrick, loro sì ancora latitanti sulle spiagge di Fortaleza in Brasile, hanno spedito in 9 mesi più di una tonnellata di cocaina purissima dal Brasile a Torino, rifornendo le principali famiglie di ’ndrangheta del Nord Italia. Agresta in testa. Allora fu arrestato Antonio Agresta, 57 anni, compare d’affari e zio del collaboratore di giustizia Domenico «Mc Donald».
FUGGITO AL BLITZ
Il giorno del blitz, Michael, era scappato dalla villetta bunker di San Giusto Canavese controllata da 12 telecamere poco prima dell’arrivo dei finanzieri del Gico. Forse una soffiata, forse un colpo di fortuna. Sia come sia, da allora era un missing nel lungo elenco dei ricercati: un desaparecido. Fino all’altroieri notte.
La sua latitanza dorata in un superattico di via Monte Ortigara civico 11, è finita sulla rampa del garage. I carabinieri del Nucleo Investigativo gli hanno sbarrato la strada davanti ai box. Una telecamera ha ripreso tutto. Sono pochi attimi. Pistole in pugno, urla concitate e manette. Sembra la replica dell’arresto di Carminati, il re di Mafia Capitale. E per certi versi anche Assisi era un re. Di sicuro, così, viveva nella casa da poco messa in vendita. Il cartello appeso al portone è una recensione del suo tenore di vita. Recita: «Attico con due terrazzi, sala, cucina, due camere, due bagni, piano mansardato. Molto panoramico». Da poco ristrutturato, pareti affrescate di bianco, palchetto integrale per terra.
Su un terrazzo un tapis roulant per tenersi in forma. Nel soggiorno un televisore al Plasma da 50 pollici, un altro identico in una delle camere da letto. XBox One S con Fifa 2017 adagiato su una sedia. La cabina armadi traboccava di griffe. Nel pianale basso una lunga sfilza di scarpe: Gucci, Armani. In bagno, su un paio di pantofole adagiate ai piedi della vasca, salta all’occhio il marchio «Versace». Originali. Un re dunque, ma anche un pipistrello. Che usciva a fare la spesa solo di notte al Carrefour di corso Montecucco. È lì, che una sera, i carabinieri lo hanno visto arrivare con la barba lunga, un cappellino abbassato sulla fronte, occhiali da vista. È sceso da una Mercedes nera acquistata tre mesi prima. Le comparazioni biometriche hanno fatto il resto. Il difficile è stato prenderlo. Perché Michael non si faceva mancare nulla nemmeno a proposito del parco auto: una Mercedes classe A, cilindrata 3000 e una moto Yamaha 1000. Viaggiava a 235 all’ora. Ma nel complicato risiko di guardie e ladri può succedere di tutto. Lo sanno anche i latitanti.
LA GALERA
E sarà dura per uno che faceva la bella vita come lui sopportare una cella nella sezione Alta Sicurezza. Intercettato nel 2014, il fratello Patrick si sfogava con un sodale: «Devo portare a casa Ktm porca but… Che lui non è come me, patisce la galera».