\”Dal 1991\”, quando fu introdotta la legge, \”al 2014 sono stati sciolti per mafia quasi 300 Comuni, con aumento del 380% nel 2012, e del 220% nel 2013. Questo è indicativo della preoccupazione per il fenomeno, con l\’espansione di alcune consorterie criminali nel Nord Italia\”. Il trend è stato sottolineato dal presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, in un\’audizione alla Commissione Antimafia. Pajno ha anche evidenziato come i provvedimenti resistano poi al giudizio del giudice amministrativo: \”la percentuale di annullamento da parte del Consiglio di Stato è bassa, intorno al 10%\”, poiché lo scioglimento avviene su base di un provvedimento dotato di \”ragionevolezza\”, di carattere sia cautelare e che preventivo.
Preoccupa, secondo Pajno, \”l\’infiltrazione delle associazioni mafiose nella vita pubblica locale, che si fa più pervasiva con fenomeni ormai diffusi di illegalità, di corruttela e favoritismi nei locali amministrazioni\”, ma anche per l\’espansione e il radicamento di alcuni consorterie malavitose, in particolare la \’ndrangheta, in numerose Regioni Nord \”. E ha rimarcato l\’efficacia dell \’\”effetto interdittivo\” del scioglimento del Comune: la \”funzione inibitoria\” tipica dell\’intervento cautelare del Governo nella vita politica e amministrativa dell\’ente, \”giustifica la previsione di tale potere eccezionale, in ambito del nostro ordinamento, e la sua compatibilità con i principi costituzionali \”.