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Fonte: ADNKronos – Consumi delle famiglie in calo del 2,1% e spesa per investimenti che scende del 3,8%: sono le previsioni per il 2012 contenute nel Rapporto Unioncamere secondo cui, a fronte di un calo medio del Pil dell\’1,5%, saranno le regioni del Sud a pagare lo scotto più consistentedella crisi con un decremento medio dell\’1,8%. Sempre secondo il Rapporto, il segno più tornerà a comparire nel 2013 con un incremento del Pil dello 0,8%, sempre con una crescita più contenuta al Sud dove si prevede un +0,2%.

I consumi delle famiglie, in particolare, dovrebbero contrarsi del 2,4% nel Mezzogiorno (con punte del -2,8% in Molise, -2,7% in Basilicata e -2,6% in Campania, Puglia e Sardegna), del 2,2% nel Centro, del 2% nel Nord-Ovest e dell\’1,8% nel Nord-Est. Dal lato degli investimenti, il 2012 vede un calo generalizzato, ma più marcato, nell\’area meridionale del Paese: rispetto alla flessione media nazionale del 3,8% (cui si allinea il Centro), il Mezzogiorno segna -4,5%, mentre Nord-Ovest e Nord-Est si attestano rispettivamente sul -3,6% e sul -3,4%.

Mentre un miglioramento dell\’economia italiana si prospetta per la seconda parte dell\’anno favorito soprattutto dall\’andamento delleesportazioni, che, pur rallentando rispetto all\’anno precedente, dovrebbero evidenziare un aumento del 2,8%, contribuendo ad avviare una ripresa degli investimenti. La performance migliore caratterizza Nord-Est e Centro (3,1% e 3%, rispettivamente), mentre il Nord-Ovest si allinea alla media nazionale (2,8%) e il Mezzogiorno si ferma all\’1,8%. Le prospettive migliori in termini di export dovrebbero coinvolgere alcune tra le maggiori regioni esportatrici, più precisamente Veneto (3,7%), Lombardia (3,2%), Toscana (3,1%), Emilia Romagna e Lazio (2,9% entrambe).

Centotrentamila mila posti in meno nel 2012!

Nel rapporto si prevede che saranno soprattutto le piccole imprese, con meno di 10 dipendenti, ad essere penalizzate dal difficile contesto economico, in quanto più fortemente legate ai consumi interni. Tanto che per fine anno il saldo si prospetta pari a quasi 62mila unità in meno per la classe 1-9 dipendenti, laddove sarà superiore alle -33mila unità per le aziende da 10 a 49 dipendenti e alle -35mila per le imprese di 50 dipendenti e oltre. Le piccole imprese infatti, genereranno un numero di assunzioni inferiore a quello delle aziende con 50 dipendenti e oltre (244mila contro 262mila).

Se il calo dell\’occupazione dipendente sarà numericamente consistente soprattutto nel settore degli Altri servizi (44mila i posti di lavoro che il sistema informativo Excelsior prevede vengano ridotti), in termini di variazione percentuale sono le Costruzioni l\’ambito dal quale ci si attende la più elevata emorragia occupazionale: più di 34mila i posti di lavoro che, tra entrate e uscite, si dovrebbero ridurre nell\’arco dell\’anno, con un calo dell\’occupazione dipendente che in quest\’ambito raggiungerà il -3,3%.

La possibilità di ammortizzare gli investimenti aggiuntivi in tre anni; un patto tra governo e Camere di commercio per portare sui mercati internazionali altre 10mila imprese nei prossimi tre anni; una disciplina speciale che impedisca il fallimento delle imprese causato dai ritardi nei pagamenti della P.a. e un rinvio dei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attività delle nuove imprese sono alcune delle principali proposte che il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha avanzato oggi presentando i dati del Rapporto 2012. Sono proposte \”concrete, rapidamente cantierabili e soprattutto – ha spiegato – a costo nullo per le casse dello Stato\”.


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