Un pezzo della Calabria più marcia e fetida era radicata in Emilia. Lassù, a Bologna, la \’ndrangheta aveva lasciato un\’impronta assai marcata della sua ingombrante presenza, l\’impronta d\’una holding del narcotraffico che trattava direttamente con i cartelli di Medellin. Era un giro d\’affari imponente che muoveva enormi partite di cocaina dalla Colombia alla Calabria.
In società con i compari delle \’ndrine c\’erano, pure personaggi insospettabili come l\’immobiliarista romano, Federico Marcaccini, \”er Pupone\”, titolare del teatro \”Ghione\”, l\’uomo che finanziava l\’acquisto di consistenti partite di coca sudamericana, o come il colonnello dell\’Arma, Luigi Verde, in servizio al Comando provinciale di Bolzano, l\’uomo che, invece, avrebbe dovuto garantire il transito della \”neve\” senza rischi.
Nelle carte dell\’inchiesta \”Overloading\” ci sono storie di amicizie pericolose e trame di traffici internazionali che la Dda catanzarese ha riannodato grazie alle investigazioni del Gico della guardia di finanza e del Ros dei carabinieri. Questa mattina, la Procura distrettuale, guidata da Antonio Vincenzo Lombardo, esibirà davanti al gup Sabatini le prove delle accuse ipotizzate nei confronti degli 84 imputati. Il pm antimafia depositerà, pure, l\’ultimo verbale trascritto che raccoglie le confessioni del trentunenne pentito Gennaro Consolazio, originario di Napoli ma residente proprio a Bologna. E nel capoluogo emiliano il collaboratore di giustizia era diventato il braccio destro di Francesco Galdi, il \”Signore delle truffe\” ma, soprattutto, \”ministro degli esteri\” della cosca Chirillo. Davanti al magistrato inquirente, Consolazio ha parlato del business della droga ma anche di assalti a uffici postali e a banche della Romagna.
Ma l\’inchiesta \”Overloading\” è, soprattutto, droga sudamericana. Cocaina importata con la mediazione d\’un trafficante internazionale, come Bruno Pizzata, 52 anni, originario di Melito Porto Salvo. Pizzata faceva affari con le \”coppole\” calabresi pur non essendo mai stato \”fidelizzato\”. Viveva tra l\’Olanda e la Germania e, di tanto in tanto, tornava in Italia per seguire personalmente gli affari. \”Josè\” era il broker del narcotraffico e trattava personalmente con i cartelli di Medellin e di Caracas ordinando fiumi di cocaina per le famiglie della \’ndrangheta di Cetraro e del Reggino. Droga che veniva acquistata anche coi soldi rastrellati dagli Strangio di San Luca, con i quali è imparentato, e spedita in Italia con aerei di linea, lungo la tratta Caracas-Roma.
Comincia con questa traccia e con queste ombre lo scenario investigativo ricostruito dalla Dda che si sviluppa attraverso storie di missioni calabresi, nella terre delle \”coppole\” d\’insospettabili personaggi per trattare affari milionari con sospettabilissimi \”uomini d\’onore\”. Vicende che da ieri verranno ricostruite nell\’aula del Tribunale di Catanzaro nell\’udienza preliminare contro gli 84 imputati.
tratto da La Gazzetta del Sud