Vi proponiamo una bella e riflessiva lettera inviataci da Marlene Piscitelli, studentessa del Liceo Scientifico “A. Einstein” di Molfetta che era presente lo scorso 28 aprile al PalaPoli di Molfetta quando Pino Masciari ha parlato dinnanzi agli studenti delle scuole del Comune pugliese. Incontro intenso e ricco di emozioni, oltre che di non poca riflessione.
A questo link (https://www.flickr.com/photos/pinomasciari/sets/72157667869931285/ ) si possono visualizzare le immagini di questo incontro invitando chiunque lo volesse, a lasciare un commento in relazione all’evento.
Pino Masciari: il coraggio di dire no – La significativa testimonianza dell’imprenditore calabrese davanti agli studenti delle scuole superiori di Molfetta
Nel 1988 nella città di Catanzaro in Calabria, un giovane ragazzo di soli 23 anni accetta la sfida di gestire l’azienda sin dall’ora di proprietà del padre. Ambizioso e inesperto e ancora impreparato al mondo reale del mercato, della società, dell’oscurità del mondo in tutte le sue sfaccettature, questa è la storia di Pino Masciari. Un ragazzo diventato uomo prematuramente. Dapprima la perdita del padre e in seguito la gestione di una grande azienda lo rendono maturo e responsabile, nonché benestante e sereno. In una società sporca e piena di avvoltoi senza scrupoli, si trova faccia a faccia con l’organizzazione mafiosa del luogo, la ‘ndrangheta, che chiede o meglio pretende il 3% del fatturato aziendale. Pino Masciari non si lascia intimidire e speranzoso si rivolge alle forze dell’ordine che lo invitano a prestare attenzione prima di esporsi troppo, poiché la denuncia comporta un rischio per la vita.
Ma da quando la sicurezza ha un prezzo? Nonostante la delusione non si perde d’animo e con coraggio e determinazione, ignaro di ciò che gli accadrà per i prossimi anni di vita, la sua risposta è “NO. NON ACCETTO. NON FARO’ COME TUTTI”, ma è anche la sua condanna a morte. Da lì a poco la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Il cantiere distrutto, la chiusura dell’azienda, il licenziamento di tutti i suoi operai, centinaia di famiglie disperate, la scorta, il trasferimento sotto copertura, lo costringono ad una vita da topo. Così, il giudice Giovanni Falcone, definì la vita di chi decide di combattere la mafia.
Centinaia di ragazzi sono seduti col cuore in gola ad ascoltare le sue parole e la sua storia nel Palapoli di Molfetta. Sono studenti, avranno qualche anno in meno dei suoi coraggiosi 23 di 20 anni fa. Se potessi tornare indietro rifarei tutto questo. È l’affermazione che riesce per un attimo a fermare centinaia di vite di studenti e indurli alla riflessione. Riflettere su cosa voglia dire coraggio, oggi 28/04/2016, per me ha un nome e si chiama: Pino Masciari. Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini” (Giovanni Falcone).
Non bisogna tirarsi indietro, anzi, dobbiamo affrontare qualsiasi tipo di problema sovvenga nella nostra vita seguendo i nostri ideali, dando voce al nostro essere senza mai farsi sottomettere da nessuno e questo anche a costo di morire.
“Morirei per far finire tutto questo” sono le parole con cui il nostro coraggioso imprenditore ci lascia oggi, ma mi permetto di modificare la citazione e affermare che le cose potranno cambiare non quando sarà uno su un milione, disposto a morire per far finire la mafia e le ingiustizie ad essa legate. Le cose potranno cambiare quando tutti insieme saremmo disposti a vivere per questo. Signori miei abbiamo un nemico comune e invece di rimanere muti d’innanzi a tanta illegalità RIBELLIAMOCI e facciamo in modo che queste non siano solo parole che, senza fatti, valgono quanto non averle mai dette.
Marlene Piscitelli
(Studentessa del Liceo Scientifico “A. Einstein” di Molfetta)